Farsa e tragedia spesso si toccano: soprattutto se a giocare con le ricostruzioni degli eventi trascorsi di questo Paese è un burattinaio di lungo corso come Licio Gelli, già venerabile maestro della Loggia P2. Da Villa Wanda, il suo buen retiro aretino dove fu fatta ritrovare nel 1981 la lista più o meno «rivista» dei piduisti eccellenti e venne rinvenuta poco dopo un'interessante collezione di lingotti d'oro celati in leggiadre fioriere, Gelli è tra coloro che spiegano i segreti d'Italia a Ferruccio Pinotti, autore dell'ampio volume Fratelli d'Italia (Rizzoli BUR, pp. 751, e 14). In attesa che George Clooney rivesta i suoi panni in un film annunciato come prossimo, ma di cui da Villa Wanda forniscono dettagli piuttosto contraddittori e fumosi, Gelli si sofferma su alcuni dei dossier sommersi e dolorosi del nostro recente passato. Sindona? «Sarebbe stato un ottimo governatore della Banca d'Italia o un buon ministro del Tesoro». La rocambolesca evasione dal carcere svizzero di Champ Dollon, con assunzione finale del Venerabile ai cieli della libertà per mezzo di elicottero? «Fu una notte fortunata, trovai tutte le porte aperte». Gelli non risparmia a Pinotti, e ai lettori, neppure la sua versione sulla strage che, nell'agosto del 1980 alla stazione di Bologna, stroncò più di ottanta vite: «Un incidente di percorso accaduto a terroristi in transito… che trasportavano questo esplosivo. Forse qualcuno ha buttato un mozzicone, forse il mozzicone è andato a toccare l'esplosivo e lì è scoppiato». Gelli è uno degli autorevoli personaggi intervistati da Pinotti in questa sua ampia inchiesta sulla massoneria italiana, condotta sommando (talvolta affastellando) non pochi dati e materiali e attingendo direttamente a testimonianze di protagonisti della vita massonica, a cominciare da alcuni dei Gran Maestri presenti o passati. Nonché bussando alla porta di primattori della prima Repubblica come Francesco Cossiga, o di un magistrato coraggioso come è stato Carlo Palermo, o di un discusso finanziere come Florio Fiorini. Un lavoro ampio ma talvolta scontato nelle interpretazioni e debole, soprattutto, nel cogliere incongruenze e nell'evitare stereotipi complottistici - dalla «connessione americana e ebraica» agli «Illuminati» - che si pensava fossero ormai superati. E, invece, si è ancora all'affresco di una massoneria che, quasi per definizione, non può che essere «potentissima, influente, organizzata, protagonista di clamorosi crack, morti misteriose…». Nonché «segreta come una setta», secondo quanto afferma la presentazione editoriale. Anche se poi diversi Gran Maestri che sono, o sono stati, al vertice delle tre principali istituzioni massoniche della Penisola - il Grande Oriente d'Italia coi suoi 18.000 adepti, la Gran Loggia Nazionale d'Italia con quasi 9.000 aderenti di cui un quarto al femminile, La Gran Loggia Regolare d'Italia con 3.000 iscritti - si dilungano con verbosa ampiezza sulle loro diatribe interne. Polemiche e contrapposizioni di un mondo che, così delineato, appare sideralmente lontano dalla realtà in cui vivono oggi gli italiani. gboatti@venus.it (fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 29 dicembre) |
Fonte - La Stampa, 28/12/2007
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