di Marco Gasperetti
PISTOIA—La porta blindata della «stanzaGelli» nell’antica sede dell’Archivio di Stato sarà aperta simbolicamente alle 15.30 di domani quando, nel vicino Palazzo dei Vescovi, storici ed esperti presenteranno i documenti (tra le relatrici, come esperta in archivistica, Linda Giuva, moglie di Massimo D'Alema). I documenti sono centomila, racchiusi in mille fascicoli, che abbraccianomezzo millennio di storia insieme a cimeli, libri rarissimi, appunti. E nomi illustri, sparsi nelle domande di affiliazione alla loggia più segreta e deviata della massoneria italiana. Si alza quindi il velo sull’archivio di Licio Gelli, custodito per decenni in quattro stanze al secondo piano di Villa Wanda, la residenza aretina dell’ex capo della loggia P2 e donati dal Venerabile all’Archivio di Stato di Pistoia. un evento. I pochi storici che sono riusciti a dare un primo sguardo al materiale parlano di documenti straordinari,molti dei quali inediti, ancora da studiare naturalmente, per decifrarne la piena veridicità e disinnescare, per i più recenti, il pericolo dimanovre e di complotti.
I DOCUMENTI — Ci sono, nell’archivio, le riflessioni di Torquato Tasso che nel 1583 si interroga su quale titolo deve dare al suo capolavoro: meglio la Gerusalemme Liberata o la Gerusalemme Conquistata? C’è una lettera di Cagliostro che nel 1743 avverte due amici di fuggire perché presto saranno arrestati: «In nome di Dio vi dico per la terza volta che prendete guardia alli vostri affari... e non perdono un momento di tempo per non perdere la loro libertà». Ci sono gli scritti di Napoleone Bonaparte che, dal trono dell’Impero, confessa ai parenti più stretti di considerare più importante la famiglia del potere. La missiva del generaleRodolfo Graziani spedita nel 1937 al quadrunviro Emilio De Bono con la quale giudica Pietro Badoglio un militare «incapace, avido e gretto». Come riporta Panorama in edicola ci sono anche lettere autografe di Giuseppe Garibaldi, scritti di Giuseppe Verdi (che nel
1899 annuncia il suo arrivo a Montecatini), diGiacomo Puccini (che suggerisce al suo editore come correggere brani già in stampa), lettere di Alessandro Manzoni, una trentina di manoscritti di Gabriele D’Annunzio. E poi lettere di Hitler che il 5 ottobre 1933 e il 25 gennaio 1935 si firmaFührer e cancelliere delReich, 37 fascicoli di Mussolini oltre a 140 sue fotografie.
I DOCUMENTI — Ci sono, nell’archivio, le riflessioni di Torquato Tasso che nel 1583 si interroga su quale titolo deve dare al suo capolavoro: meglio la Gerusalemme Liberata o la Gerusalemme Conquistata? C’è una lettera di Cagliostro che nel 1743 avverte due amici di fuggire perché presto saranno arrestati: «In nome di Dio vi dico per la terza volta che prendete guardia alli vostri affari... e non perdono un momento di tempo per non perdere la loro libertà». Ci sono gli scritti di Napoleone Bonaparte che, dal trono dell’Impero, confessa ai parenti più stretti di considerare più importante la famiglia del potere. La missiva del generaleRodolfo Graziani spedita nel 1937 al quadrunviro Emilio De Bono con la quale giudica Pietro Badoglio un militare «incapace, avido e gretto». Come riporta Panorama in edicola ci sono anche lettere autografe di Giuseppe Garibaldi, scritti di Giuseppe Verdi (che nel
1899 annuncia il suo arrivo a Montecatini), diGiacomo Puccini (che suggerisce al suo editore come correggere brani già in stampa), lettere di Alessandro Manzoni, una trentina di manoscritti di Gabriele D’Annunzio. E poi lettere di Hitler che il 5 ottobre 1933 e il 25 gennaio 1935 si firmaFührer e cancelliere delReich, 37 fascicoli di Mussolini oltre a 140 sue fotografie.
I DOSSIER — Eppure il materiale più gustoso dell’archivio Gelli è ben altro. Sono i voluminosi contenitori con nomi e cognomi degli elenchi P2. «Custodiscono anche i carteggi tra due gran maestri della massoneria ufficiale — spiega lo storico Aldo Alessandro Mola, il primo a vedere l’archivio a Villa Wanda—che dimostrano come la P2 fosse parte integrante del Grande Oriente d’Italia. Nel 1981, quando lo scandalo è già esploso, il gran maestro Ennio Battelli riconosce aGelli l’assoluta regolarità della sua loggia e gli chiede un favore personale». Inedita è la lettera inviata da Pier Carpi a Gelli il 26 agosto 1979, nella quale lo scrittore e regista si rammarica che il «Venerabile» non sia potuto essere a Pontremoli per il Premio Bancarella dove il senatore Giovanni Spadolini era venuto per poterti incontrare...» perché «ha espresso chiaramente la sua intenzione di aderire alla tua Istituzione perché, come laico e risorgimentalista, si sente vicino agli ideali massonici». Nel 1980 è invece Maurizio Costanzo a scrivere al capo della P2: «Caro Gelli, ho piacere di comunicarti che sta per avvenire in questi giorni un avvicendamento presso il giornale del quale tu, molto affettuosamente, ti eri occupato. Certo, adesso comincia il momento più difficile e spero proprio di non aver bisogno di ricorrere alle tue cortesie...». E le domande di affiliazione alla P2? Quella del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e quella di AntonioMartino, con annesso curriculum vitae, non formalizzata, però, perché l’attuale ministro della Difesa non entrò mai nella superloggia segreta. Ma l’evento di domani ha uno
strascico polemico: nessun rappresentante del Comune di Pistoia parteciperà, perché è stata confermato l’arrivo dell’ex capo della P2 alla cerimonia.
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