Il divo Usa sarà il capo della P2 in un film | |
STEFANIA MIRETTI | |
Magari non sarà stato ancora portato del tutto a compimento il suo Piano di Rinascita Democratica, ma intanto, e vuoi mettere la soddisfazione, si realizza in extremis, alla venerabile età di 88 anni, il sogno di qualunque maschio occidentale: essere George Clooney, meglio ancora se è George Clooney ad essere te. Magari andrà a finire come la storia della candidatura al Nobel per la Letteratura, una cosa buttata lì anche date le poesie, ma intanto: per uno che s’è già preso le sue belle rivincite in tema di riforme - «Leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza pezzo a pezzo... giustizia, tv, ordine pubblico, avevo scritto tutto trent’anni fa», confidava nel 2003 a Concita De Gregorio, quando il meglio doveva ancora venire - sai che spasso chiudere in bellezza, associato all’attore più bello, più moderno e soprattutto più «giusto» del mondo? Già, perché l’ultima di, o su, Licio Gelli è questa: la Sony Pictures sarebbe intenzionata a girare un lungometraggio sulla sua vita e per interpretare il ruolo del Venerabile da giovane, negli anni della guerra in Spagna e delle prodezze da repubblichino, sarebbe stato scelto il magnifico George, il maschio perfetto, l’uomo del futuro, il piacione-ma- giusto; al quale subentrerebbe, in un secondo tempo, il non disprezzabile Stanley Tucci (mah: Tucci è coetaneo di Clooney: in questa storia che trapela tra mezze conferme e nessuna vera smentita ci sono, al momento, parecchi pasticci e misteri). Grandi manovre dunque tra Laglio e Arezzo, tra Villa Oleandra e Villa Wanda dove lo sceneggiatore David Black, quello della celebre serie «Law and Order», dovrebbe presto trasferirsi, atteso e gradito ospite, per studiare a fondo la personalità del vecchio Licio e spulciare i 64 volumi in cui l’ex capo della P2 ha raccolto tutte le sue memorie (gli toccherà anche qualche poesia, niente di più probabile, per svoltare le serate a Villa Wanda): gli avvocati di Gelli avrebbero già discusso per ore con la produzione e starebbero ora apportando alcune modifiche, solo pochi dettagli da precisare un po’ meglio, al soggetto iniziale. La regia dovrebbe essere del francese Olivier Dahan, già autore di un film liberamente ispirato alla vita di Edith Piaf e de «I fiumi di Porpora 2», e al momento è tutto quel che si sa del progetto, ammantato di segretezza in America ma spifferato da Gelli che, con tipica, adorabile civetteria senile avrebbe già tirato fuori dai cassetti le sue vecchie fotografie, pronto a dimostrare che la scelta dell’attore non è poi così campata per aria. Reduce dal trionfo di «Michael Clayton» nel classico ruolo del marrazzone che dopo tanto lavoro sporco trova un’occasione di riscatto, Clooney è oggi considerato il prototipo dell’uomo del Terzo Millennio, più giusto e più etico, dopo la fine del macho e l’archiviazione del fighetto: sovrapporvi la propria immagine sarebbe già un piccolo golpe per qualunque vecchio arnese della storia, figurarsi la contentezza del Venerabile per questa ennesima conferma di modernità. Meglio della separazione delle carriere in magistratura, meglio del maggioritario, meglio della fine del monopolio televisivo. Che soddisfazione arrivare a ottantotto anni ed essere un uomo condannato per tentativi di depistaggio sulla strage alla stazione di Bologna e per bancarotta fraudolenta, ma «assolto dalla storia», come Gelli stesso ama dire, e ora pure dalla fisiognomica. Fonte - La Stampa, 6 Dicembre 2007 |
giovedì 13 dicembre 2007
Il golpe di Gelli: George Clooney
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