- Curato da: Gelli L.
- Editore: Laterza Giuseppe Edizioni
- Edizione: 4
- Data di Pubblicazione: 2007
- Collana: Studi e testi
- ISBN: 8882314103
- ISBN-13: 9788882314101
- Pagine: 288
- Reparto: Politica
Licio Gelli tra cultura e rime
E’ dal febbraio 2005 presente nelle librerie il Catalogo "Donazioni Licio Gelli" all’Archivio di Stato di Pistoia, edito in Bari da Giuseppe Laterza. Curatore è lo stesso Gelli che ha con pazienza e metodo inventariato ogni cosa in suo possesso, adottando indici diversi e un ordine che rende più agevole orientarsi fra il ricco e svariato materiale donato. Esso, oltre a comprendere quanto è in relazione con la storia personale dell’Autore, dove larga parte è ovviamente data alla sua vasta produzione letteraria, include tantissimi documenti della storia più ampia, parecchi anche di pregevole rarità, i quali sono testimonianza di ere anche remote, di personalità illustri e meno illustri.
Non mancano nelle note introduttive al vasto materiale documentario cenni agli eventi significativi della vita gelliana; vengono offerti in maniera opportunamente dosata e proposti al modo cesariano in terza persona, quasi ad attuarne l’oggettivazione pur quando la nota pare innalzarsi nella inevitabile partecipazione affettiva. Accade nei ricordi cari legati al vecchio mulino, negli accenni a il Grande Sole, la bellissima ragazza pistoiese Wanda Vannacci, o negli accenti dolorosi ai tragici eventi familiari, oppure quando la scrittura s’alza fervore nel descrivere il sacro fuoco delle Muse da cui Gelli afferma d’essersi sentito preso sin da giovinetto.
Da quando mia madre mi iniettò, con il latte materno, la poesia e l’Onnipotente trasformò nelle mie vene il sangue in inchiostro, ho sempre cercato di scrivere in versi gli avvenimenti quotidiani della vita. E tutti quei mutamenti dell’animo umano, quegli spazi di orizzonte che innanzi a me si aprivano, lasciavano nel mio cuore affreschi, spaccati di vita indimenticabili.
Una dichiarazione di poetica che ci fa ripensare a Vico, ad Harmann e ad Herder, alla poesia che anche in Gelli sgorga quasi come creazione spontanea proprio per quella capacità di cogliere trasfigurati gli avvenimenti quotidiani, di renderli spaccati di vita indimenticabili .
Quel fuoco è ancora dentro di lui, lo avvertiamo nelle sue parole che, pur nel dolore della mancanza del Grande Sole, continuano a farsi vita da raccontare nella quiete della residenza aretina, fra quelle rose dove rintraccia sfumature di giorni e giorni di amore puro.
E rimarca l’importanza del dono dei ricordi della sua vita a Pistoia, la città natale con la quale sottolinea il legame forte, mai interrotto, ed anche della ricchezza di un’esistenza che non ha tralasciato di documentare momento dopo momento.
Con queste Donazioni possiamo dire che l’Archivio torna ad essere, come nell’antichità più remota, la sede indistinta di memorie storiche e letterarie. E’ infatti la stabilità della sede a dare sicurezza di integrità a quanto raccolto e prodotto che potrebbe altrimenti sperdersi. Compresero bene quest’importanza secoli da noi lontani quando andarono sopprimendo anche l’uso dell’Archivio viatico per il quale tanta documentazione andava smarrita.
Licio Gelli ha il culto della memoria perchè sa che non vive chi non ricorda, e questo culto vuole trasmettere affinché esso s’allarghi e abbia una valenza più ampia in tempi d’individualismo ristretto, e si proponga inoltre all’interrogativo delle generazioni future.
Nella Presentazione viene infatti motivato il vasto e vario materiale raccolto come frutto di una concezione del tempo ’ad memorias construendas’, quindi un tempo costruttore di se stesso mentre nello scorrere a tutti appare l’ovidiano ’edax rerum’. Non possiamo non riflettere sulla predisposizione di Gelli a voler ricordare, da noi già evidenziata nella pagina critica alla sua Opera omnia, una ponderosa antologia che si avvale dei contributi critici di prestigiose firme, edita nel 2004 dalla A.G.A.R. di Reggio Calabria, a cura di Paolo Borruto.
Quella sua predisposizione è presente anche nelle ultime raccolte pur dove il soffermarsi su la brezza del freddo sembra dare minore forza ai cofanetti antichi, vale a dire ai ricordi, e ridimensionarne la linfa difronte alla solitudine che gli fa sgorgare note liriche di più accentuato dolore.
L’attenzione al memorare s’allarga anche a quanto non è di stretto interesse personale per diventare ’amor colligendi’, il collezionare che è poi ’amor quaerendi’, un ricercare attraverso cui il passato può essere rivisitato, farsi nuovamente presente. Un’attitudine presente in lui sin dai tempi giovanili, a raccogliere e conservare ogni materiale consono ad una attività di documentazione storica, com’egli stesso si riconosce.
In questa costruzione la storia degli eventi, dei quali il Nostro è stato parte per aver vissuto abbondantemente lo scorso secolo da protagonista con i riflettori non sempre puntati per plauso, e quella della sua anima profonda e sensibile, procedono talora accanto, talaltra s’incontrano oppure si scontrano, dato che nulla pensiamo possa in un uomo essere demarcato nettamente.
Un protagonista Licio Gelli del quale è nel Catalogo presente pure la documentazione per il progetto di un film sulla sua vita, che, qualora si fosse realizzato, sarebbe stato senza dubbio interessante sotto ogni profilo. La Presentazione annuncia chiaramante l’obiettivo per cui si sono effettuate le Donazioni, ed esso sta nel desiderio da parte del Nostro di serbare in maniera consona e adeguata gli svariati documenti che potrebbero essere di fruizione non solo per il semplice turista ma anche per studiosi, ricercatori, storici, giornalisti, studenti ed estimatori di storia contemporanea e di quant’altro potrà essere oggetto di studio e approfondimento della ricerca.
E’ infatti lo studio come ricerca l’obiettivo precipuo del Donatore che auspica una sollecita predisposizione per rendere fruibile, fotografabile, fotocopiabile, visitabile ogni più piccolo particolare della Donazione e la stessa città di Pistoia fruire di tale particolare interesse, così come nel desiderio del suo concittadino.
Sappiamo bene quanto un documento possa rivelarsi utile a eliminare errori, a rintracciare quelle poche e confuse verità per una interpretazione più corretta di eventi dei quali le generazioni future, pur nolenti, saranno anch’esse in parte eredi. La storia, per riprendere un pensiero di Régis Debray, ’rientra in scena con la maschera della scena precedente’, ed è per questo che i contemporanei non capiscono più niente del dramma che si sta recitando.
Vengono rimarcati, nel timore quasi di un’attenzione superficiale, gli incredibili documenti di estrema rarità e valore, raccolti e ricercati con la passione instancabile del collezionista anche attraverso aste internazionali, di alcuni dei quali risulta inserita pure l’immagine fotografica, come dei momenti significativi della vita pubblica del Nostro, degli attestati di taluni dei suoi tantissimi riconoscimenti letterari, di alcune pagine di giornali, significative dell’uomo pubblico e del poeta.
Quella sui documenti ci è sembrata un’insistenza necessaria nel nostro tempo dove solitamente al plauso segue l’oblio se non si scorge vantaggio nell’immediato. Vizio dell’era presente è la superficialità ed anche la miopia diffusa, allargata alla visione di ogni cosa, anche all’ambito culturale che dovrebbe esserne immune.
I documenti donati all’Archivio di Stato della città natale, dove Gelli pensa siano meglio conservate le tante cose da lui raccolte e serbate con molto amore, sono veramente incredibili. Basta una lettura all’ Indice dei Volumi contenenti Documenti Storici per rendersi conto del patrimonio donato. Non si tratta solo della rarissima lettera, scritta tra il 1478 e il 1487 in un italiano dall’ortografia incerta da Cagliostro al suo allievo e seguace Louis Raymond de Carbommieres, o dell’altra lettera di Voltaire del 1774, oppure del passaporto datato 4 luglio 1790, emesso dall’Assanbleé Nationale e firmato da Robespierre, dato che l’Indice contiene tantissimi documenti di grande interesse. Sono certamente anche una rarità il documento firmato da Benjamin Franklin l’11 novembre del 1786 nelle funzioni di Presidente dello Stato della Pennsylvania ed Il Passe-port Imperial, emesso il 15 settembre 1810 da Napoleone con cui si rilasciava ad un certo Burthe l’autorizzazione ad andare in Inghilterra. Interessante è pure la lunga lettera del 21 maggio 1830 inviata dal Manzoni al figlio Pietro, dalla quale possiamo cogliere un padre affettuoso e premuroso.
Che dire poi del documento emesso dalla Germania nazista il 25 gennaio 1935 nel quale Hitler, ormai Fuhrer und Reichskanzler ringraziava il Dr. Max Kuntze per i suoi meriti verso il Reichs? ed ancora dei numerosi documenti recanti la firma di Benito Mussolini, nonchè della lunga lettera di Graziani a De Bono, nella quale manifestava apertamente la sua antipatia verso Badoglio e ne dava anche spiegazione?
Come dicevamo, non è rilevante soltanto quanto risulta nel Catalogo evidenziato dato che, in realtà, attraverso i documenti donati si potrebbero approfondire dal Quattrocento ai nostri giorni aspetti delle Casate illustri italiane ed europee, certi rapporti tra Signori, Principi, Re e Imperatori d’ Europa. C’è persino una lettera del 1498 di Carlo VIII di Valois allo scudiero Jean François de Cardonne, e una lettera del 1500, in latino, di Carlo V d’Asburgo al governatore Ferrari.
Tanti documenti potranno offrire a quanti li consulteranno chiarimenti dei Lorena, dei Gonzaga, dei Duchi D’Este e di altre Casate, degli stessi Borbone, degli Asburgo e degli Hohenzollern, della Famiglia Bonaparte non soltanto negli esponenti più illustri.
Ampia è anche la documentazione sui Savoia da Carlo Vittorio Emanuele II a Carlo Alberto, ai re d’Italia fino a Umberto II. Ma c’è pure la possibilità di rivisitare taluni Papi per un maggiore approfondimento, così come attraverso i documenti della Donazione potrebbero essere messi in rilievo aspetti della personalità di artefici del nostro Risorgimento, da Mazzini a Cavour, nonchè di tanti insigni e meno insigni della Letteratura e dell’Arte, del Pensiero filosofico e scientifico. Particolarmente ricca è la documentazione relativa all’Ottocento e al Novecento, ampia è poi quella su Verga e D’Annunzio.
’Epistola non erubescit’, diceva Cicerone, l’epistola, ossia la ’charta’ come scrive altrove, non arrossisce, ed egli stesso nelle epistole ’ad familiares’ si è aperto tanto da offrirci la possibilità di conoscerlo al di là dell’uomo politico, del grande oratore e pensatore, di cogliere di lui quegli aspetti che potremmo definire più ’umani’ poiché dell’uomo svestito del suo ruolo. La vera natura si svela talora proprio in una lettera. E non ha lo storico il desiderio disperato di dar corpo alle ombre?
Molto ricca è poi la raccolta dei documenti dove la storia personale di Gelli s’inserisce nella storia del Novecento del nostro Paese, dal Fascismo alla Guerra di Spagna e alla Seconda Guerra Mondiale, dal dopoguerra con la ricostruzione e le varie alleanze, con il mondo degli affari e della politica fino all’ascesa di Gelli nella ricostituita Loggia Massonica con le vicende che seguirono, di cui sarà possibile la rivisitazione anche attraverso le tantissime pagine di giornali, tutte meticolosamente conservate.
L’uomo dal ’multiforme ingegno’ si sente soprattutto poeta, sembra quindi chiedere attenzione massima a quei libri che sono parte di sé, memoria della esistenza più amata, attraverso i quali può la stessa perpetuarsi. Non si continua infatti, nonostante tutto, a ritenere la Poesia dispensatrice d’immortalità terrena? Persino le nuove generazioni, così volte al momento presente, alla immagine che in breve volger svanisce, percepiscono ancora che soltanto l’Arte non serra il nome nel marmo.
Gelli vorrebbe attenzione anche ai tantissimi riconoscimenti, tutti scrupolosamente elencati, che da ogni parte sono venuti alla sua scrittura poetica, di alcuni dei quali è inserita pure l’immagine fotografica. Sono riportati i 60 volumi pubblicati, ricordati i 390 libri che parlano di lui, ma soprattutto risulta evidenziata per bellezza estetica e di contenuti quella Canzone per Wanda, il poema dedicato alla moglie amatissima e tradotto in otto lingue.
Nei cenni biografici che seguono alla Presentazione si passa dalla nascita, dall’ora antelucana di quel 21 aprile 1919, di cui pensiamo andasse da Ispettore del P.N.F. molto orgoglioso, ai tanti ruoli rivestiti sin dall’immediato dopoguerra, vale a dire dalla nomina a Segretario Provinciale del Partito di Lavoro di Pistoia, alla collaborazione con Sua Maestà il re Umberto II, alle cariche all’interno della Democrazia Cristiana e alle sue attività industriali e diplomatiche che gli creeranno legami con l’Argentina di Peron, ma anche con svariati Stati non solo dell’America Latina, come dimostrano i vari inviti da parte di Presidenti degli Stati Uniti dell’America del Nord, fino alla carriera di Massone, ai suoi rapporti con la Gran Bretagna e con tanti altri Stati con presenza della Massoneria. Di questa si potrà nell’Archivio ammirare una collezione composta da ben 69 medaglie, talune molto rare. Gli fu affidata la ricostruzione della Loggia Propaganda 2 all’interno del Grande Oriente d’Italia, che lo avrebbe portato a quelle vicende personali e familiari che hanno inciso nel suo animo.
Le Donazioni includono anche quanto era presente nella sua Biblioteca domestica, annoverante tra i tantissimi volumi di Storia e di Diritto anche l’Opera Omnia di Benito Mussolini in 35 tomi e la Sacra Bibbia con litografie di Salvador Dalì in una speciale edizione limitata, offerta a illustri personalità mondiali.
Ma Gelli è soprattutto poeta, tale noi pensiamo ch’Egli avverta sè nonostante i tanti ruoli di prestigio che hanno segnato il suo cammino dagli anni della prima giovinezza. Nel capitolo relativo all’opera e alla sua personalità, l’excursus, a parte il cenno alla Spagna in fiamme, al suo primo battesimo del fuoco e al suo primo grande dolore per la morte del fratello Raffaello, con cui motiva il suo primo libro "Fuoco!... Cronache dell’insurrezione antibolscevica di Spagna, più volte pubblicato e scelto nel 2003 dall’Editore Dino per i suoi ’libri in oro’, viene ricordata l’attività giornalistica del giovanissimo Gelli su Il Ferruccio del Partito Fascista, l’iscrizione al Sindacato Scrittori risalente al 1940, la sua grande passione per la scrittura (poesia, prosa e saggistica), la freschezza di una penna di getto.
E’ il sangue che in Gelli si fa inchiostro, è l’amore per le sue donne, per tutti i suoi cari, per la natura e il mondo meraviglioso del mito a rifluire in migliaia e migliaia di versi, il cui florilegio è, come già detto, nell’ Opera Omnia pubblicata nel 2004. Critici illustri hanno rilevato nella sua scrittura uno spessore di livello internazionale e posto in evidenza una vena poetica particolare per la bellezza della immediatezza e la ricchezza delle immagini. Essa scaturisce dai ritmi lirici del cuore totalmente preso dall’altalenante percorso della vita, da una memoria che va progressivamente sfumando in visioni metafisiche.
E’ grande in Licio Gelli la capacità della rigenerazione, anzi, per meglio dire, della autorigenerazione. Un iter in continuo movimento di poiesis da quando quel fuoco lo colse e accese immediatamente in lui moti della mente e dell’anima. Nessun negativo evento lo ha spento. Questo dono offre la vita a chi sa dall’interiorità trarre la pienezza, ciò che il Poeta chiama l’appagante sentimento di riconciliazione; e pur quando la paura del silenzio di Dio gl’ingenera il dubbio sul gran disegno dell’universo, non viene in lui definitivamente meno lo stato di religiosa serenità, condizione aurorale al rinnovarsi nel percorso doloroso.
Dal nichilismo, malessere profondo della società da tempi che possiamo ormai definire lontani, Gelli è distante, da disincanti e frantumazioni, da quel certo relativismo e scetticismo da lunghi decenni peculiari della società, della letteratura. Egli è libertà dalla prigione in cui si lascia di solito chiudere l’individuo che non guarda il Cielo né sa della vita conoscere le infinite modulazioni come ricchezza che non deve andare perduta. Ed è la sua poesia libera dalle tante Scuole sorte nello scorso secolo nel tentativo di un rinnovamento totale della parola poetica. Cristallizazioni pur quando apparivano l’eureka di una ricercata originalità, approdi nel mare dell’oggettività, cahos linguistico e contenutistico. Gelli ha seguito la naturalezza del sentimento, e la parola, in lui naturalmente lirica, è sgorgata senza artifici, rinnovellata sempre poiché non imbrigliata nei dettati angusti di espedienti e ricercatezze, di preziosismi che spengono l’afflato primigenio. Una poesia di acclarata levatura come risulta dalle 59 richieste di canditatura di Licio Gelli al Premio Nobel, presentate nel 1996 da strutture universitarie, accademiche e culturali, sia italiane sia straniere.
E ci sono pure i quattro volumi contenenti la Rassegna Stampa sulle sue opere letterarie (anni di riferimento 1959-2004), ed inoltre i numerosissimi Premi, gli altrettanto numerosi Attestati Accademici e Titoli di cui è stato nel corso di lunghi decenni di attività poetica insignito.
Un inchiostro quello di Licio Gelli che non è finito anche se la raccolta di liriche edita nel 2004 porta il titolo Ho finito l’inchiostro. Segue infatti Frutti della sofferenza, la sua sessantesima opera, pubblicata nel 2005. Continuerà sicuramente ancora nel sangue/inchiostro che non può farsi silenzio alle emozioni del passato: rivivono nel suo cuore, nel dolore e nella sofferenza. Il poeta è filosofo profondo poiché la poesia è più filosofica e di più alto valore che la storia, come sosteneva Arisotele nella Poetica.
Queste Donazioni, che speriamo abbiano quanto prima una sistemazione adeguata, si arricchiscono della parola poetica dell’uomo Gelli che ha anche molto amato e molto sofferto.
Fonte - http://www.literary.it/
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