sabato 29 dicembre 2007

Fratelli, ma di un'altra Italia



Farsa e tragedia spesso si toccano: soprattutto se a giocare con le ricostruzioni degli eventi trascorsi di questo Paese è un burattinaio di lungo corso come Licio Gelli, già venerabile maestro della Loggia P2. Da Villa Wanda, il suo buen retiro aretino dove fu fatta ritrovare nel 1981 la lista più o meno «rivista» dei piduisti eccellenti e venne rinvenuta poco dopo un'interessante collezione di lingotti d'oro celati in leggiadre fioriere, Gelli è tra coloro che spiegano i segreti d'Italia a Ferruccio Pinotti, autore dell'ampio volume Fratelli d'Italia (Rizzoli BUR, pp. 751, e 14).

In attesa che George Clooney rivesta i suoi panni in un film annunciato come prossimo, ma di cui da Villa Wanda forniscono dettagli piuttosto contraddittori e fumosi, Gelli si sofferma su alcuni dei dossier sommersi e dolorosi del nostro recente passato. Sindona? «Sarebbe stato un ottimo governatore della Banca d'Italia o un buon ministro del Tesoro». La rocambolesca evasione dal carcere svizzero di Champ Dollon, con assunzione finale del Venerabile ai cieli della libertà per mezzo di elicottero? «Fu una notte fortunata, trovai tutte le porte aperte».

Gelli non risparmia a Pinotti, e ai lettori, neppure la sua versione sulla strage che, nell'agosto del 1980 alla stazione di Bologna, stroncò più di ottanta vite: «Un incidente di percorso accaduto a terroristi in transito… che trasportavano questo esplosivo. Forse qualcuno ha buttato un mozzicone, forse il mozzicone è andato a toccare l'esplosivo e lì è scoppiato».

Gelli è uno degli autorevoli personaggi intervistati da Pinotti in questa sua ampia inchiesta sulla massoneria italiana, condotta sommando (talvolta affastellando) non pochi dati e materiali e attingendo direttamente a testimonianze di protagonisti della vita massonica, a cominciare da alcuni dei Gran Maestri presenti o passati. Nonché bussando alla porta di primattori della prima Repubblica come Francesco Cossiga, o di un magistrato coraggioso come è stato Carlo Palermo, o di un discusso finanziere come Florio Fiorini.

Un lavoro ampio ma talvolta scontato nelle interpretazioni e debole, soprattutto, nel cogliere incongruenze e nell'evitare stereotipi complottistici - dalla «connessione americana e ebraica» agli «Illuminati» - che si pensava fossero ormai superati. E, invece, si è ancora all'affresco di una massoneria che, quasi per definizione, non può che essere «potentissima, influente, organizzata, protagonista di clamorosi crack, morti misteriose…». Nonché «segreta come una setta», secondo quanto afferma la presentazione editoriale. Anche se poi diversi Gran Maestri che sono, o sono stati, al vertice delle tre principali istituzioni massoniche della Penisola - il Grande Oriente d'Italia coi suoi 18.000 adepti, la Gran Loggia Nazionale d'Italia con quasi 9.000 aderenti di cui un quarto al femminile, La Gran Loggia Regolare d'Italia con 3.000 iscritti - si dilungano con verbosa ampiezza sulle loro diatribe interne. Polemiche e contrapposizioni di un mondo che, così delineato, appare sideralmente lontano dalla realtà in cui vivono oggi gli italiani.

gboatti@venus.it

(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 29 dicembre)


Fonte - La Stampa, 28/12/2007

domenica 16 dicembre 2007

Licio Gelli: "Sarà George Clooney ad interpretare il film sulla mia vita

Licio Gelli e George Clooney

Intervistato da Alfonso Signorini, il "venerabile maestro" ha rivelato che l'attore hollywoodiano vestirà i suoi panni nella pellicola a lui dedicata. Poi critica Veltroni e Berlusconi: "Hanno dimostrato di essere persone incoerenti"

Roma, 14 dicembre 2007- "George Clooney interpreterà il film sulla mia vita". Lo ha annunciato Licio Gelli ai microfoni di Radio Monte Carlo, ospite stamattina dell'Alfonso Signorini Show, in onda dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 10.


In merito al libro di Marco Rizzo, 'Perchè essere comunisti oggi', Gelli precisa che: "La P2 non può essere paragonata ai DS di Veltroni: la loggia massonica P2 non ha fatto nessun piano. In Italia non ci sono 43 partiti, ma 43 bande: bisognerebbe mettere un gradino del 10% alla porta della Camera". E ha aggiunto poi: "Ma Veltroni e Berlusconi hanno dimostrato di essere persone incoerenti: la loro parola non vale nulla, lavorano solo per interessi personali".

Sullo scandalo dell'intercettazione della Procura di Napoli che coinvolgono Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà Gelli ha poi dichiarato: "È tutta una montatura, la solita perdita di tempo della Rai".


Fonte - Quotidiano.net, 14 dicembre 2007

venerdì 14 dicembre 2007

Catalogo «Donazione Licio Gelli», Editore Giuseppe Laterza

Titolo: Catalogo «Donazione Licio Gelli» all'Archivio di Stato di Pistoia

Licio Gelli tra cultura e rime

E’ dal febbraio 2005 presente nelle librerie il Catalogo "Donazioni Licio Gelli" all’Archivio di Stato di Pistoia, edito in Bari da Giuseppe Laterza. Curatore è lo stesso Gelli che ha con pazienza e metodo inventariato ogni cosa in suo possesso, adottando indici diversi e un ordine che rende più agevole orientarsi fra il ricco e svariato materiale donato. Esso, oltre a comprendere quanto è in relazione con la storia personale dell’Autore, dove larga parte è ovviamente data alla sua vasta produzione letteraria, include tantissimi documenti della storia più ampia, parecchi anche di pregevole rarità, i quali sono testimonianza di ere anche remote, di personalità illustri e meno illustri.

Non mancano nelle note introduttive al vasto materiale documentario cenni agli eventi significativi della vita gelliana; vengono offerti in maniera opportunamente dosata e proposti al modo cesariano in terza persona, quasi ad attuarne l’oggettivazione pur quando la nota pare innalzarsi nella inevitabile partecipazione affettiva. Accade nei ricordi cari legati al vecchio mulino, negli accenni a il Grande Sole, la bellissima ragazza pistoiese Wanda Vannacci, o negli accenti dolorosi ai tragici eventi familiari, oppure quando la scrittura s’alza fervore nel descrivere il sacro fuoco delle Muse da cui Gelli afferma d’essersi sentito preso sin da giovinetto.

Da quando mia madre mi iniettò, con il latte materno, la poesia e l’Onnipotente trasformò nelle mie vene il sangue in inchiostro, ho sempre cercato di scrivere in versi gli avvenimenti quotidiani della vita. E tutti quei mutamenti dell’animo umano, quegli spazi di orizzonte che innanzi a me si aprivano, lasciavano nel mio cuore affreschi, spaccati di vita indimenticabili.

Una dichiarazione di poetica che ci fa ripensare a Vico, ad Harmann e ad Herder, alla poesia che anche in Gelli sgorga quasi come creazione spontanea proprio per quella capacità di cogliere trasfigurati gli avvenimenti quotidiani, di renderli spaccati di vita indimenticabili .

Quel fuoco è ancora dentro di lui, lo avvertiamo nelle sue parole che, pur nel dolore della mancanza del Grande Sole, continuano a farsi vita da raccontare nella quiete della residenza aretina, fra quelle rose dove rintraccia sfumature di giorni e giorni di amore puro.

E rimarca l’importanza del dono dei ricordi della sua vita a Pistoia, la città natale con la quale sottolinea il legame forte, mai interrotto, ed anche della ricchezza di un’esistenza che non ha tralasciato di documentare momento dopo momento.

Con queste Donazioni possiamo dire che l’Archivio torna ad essere, come nell’antichità più remota, la sede indistinta di memorie storiche e letterarie. E’ infatti la stabilità della sede a dare sicurezza di integrità a quanto raccolto e prodotto che potrebbe altrimenti sperdersi. Compresero bene quest’importanza secoli da noi lontani quando andarono sopprimendo anche l’uso dell’Archivio viatico per il quale tanta documentazione andava smarrita.

Licio Gelli ha il culto della memoria perchè sa che non vive chi non ricorda, e questo culto vuole trasmettere affinché esso s’allarghi e abbia una valenza più ampia in tempi d’individualismo ristretto, e si proponga inoltre all’interrogativo delle generazioni future.

Nella Presentazione viene infatti motivato il vasto e vario materiale raccolto come frutto di una concezione del tempo ’ad memorias construendas’, quindi un tempo costruttore di se stesso mentre nello scorrere a tutti appare l’ovidiano ’edax rerum’. Non possiamo non riflettere sulla predisposizione di Gelli a voler ricordare, da noi già evidenziata nella pagina critica alla sua Opera omnia, una ponderosa antologia che si avvale dei contributi critici di prestigiose firme, edita nel 2004 dalla A.G.A.R. di Reggio Calabria, a cura di Paolo Borruto.

Quella sua predisposizione è presente anche nelle ultime raccolte pur dove il soffermarsi su la brezza del freddo sembra dare minore forza ai cofanetti antichi, vale a dire ai ricordi, e ridimensionarne la linfa difronte alla solitudine che gli fa sgorgare note liriche di più accentuato dolore.

L’attenzione al memorare s’allarga anche a quanto non è di stretto interesse personale per diventare ’amor colligendi’, il collezionare che è poi ’amor quaerendi’, un ricercare attraverso cui il passato può essere rivisitato, farsi nuovamente presente. Un’attitudine presente in lui sin dai tempi giovanili, a raccogliere e conservare ogni materiale consono ad una attività di documentazione storica, com’egli stesso si riconosce.

In questa costruzione la storia degli eventi, dei quali il Nostro è stato parte per aver vissuto abbondantemente lo scorso secolo da protagonista con i riflettori non sempre puntati per plauso, e quella della sua anima profonda e sensibile, procedono talora accanto, talaltra s’incontrano oppure si scontrano, dato che nulla pensiamo possa in un uomo essere demarcato nettamente.

Un protagonista Licio Gelli del quale è nel Catalogo presente pure la documentazione per il progetto di un film sulla sua vita, che, qualora si fosse realizzato, sarebbe stato senza dubbio interessante sotto ogni profilo. La Presentazione annuncia chiaramante l’obiettivo per cui si sono effettuate le Donazioni, ed esso sta nel desiderio da parte del Nostro di serbare in maniera consona e adeguata gli svariati documenti che potrebbero essere di fruizione non solo per il semplice turista ma anche per studiosi, ricercatori, storici, giornalisti, studenti ed estimatori di storia contemporanea e di quant’altro potrà essere oggetto di studio e approfondimento della ricerca.

E’ infatti lo studio come ricerca l’obiettivo precipuo del Donatore che auspica una sollecita predisposizione per rendere fruibile, fotografabile, fotocopiabile, visitabile ogni più piccolo particolare della Donazione e la stessa città di Pistoia fruire di tale particolare interesse, così come nel desiderio del suo concittadino.

Sappiamo bene quanto un documento possa rivelarsi utile a eliminare errori, a rintracciare quelle poche e confuse verità per una interpretazione più corretta di eventi dei quali le generazioni future, pur nolenti, saranno anch’esse in parte eredi. La storia, per riprendere un pensiero di Régis Debray, ’rientra in scena con la maschera della scena precedente’, ed è per questo che i contemporanei non capiscono più niente del dramma che si sta recitando.

Vengono rimarcati, nel timore quasi di un’attenzione superficiale, gli incredibili documenti di estrema rarità e valore, raccolti e ricercati con la passione instancabile del collezionista anche attraverso aste internazionali, di alcuni dei quali risulta inserita pure l’immagine fotografica, come dei momenti significativi della vita pubblica del Nostro, degli attestati di taluni dei suoi tantissimi riconoscimenti letterari, di alcune pagine di giornali, significative dell’uomo pubblico e del poeta.

Quella sui documenti ci è sembrata un’insistenza necessaria nel nostro tempo dove solitamente al plauso segue l’oblio se non si scorge vantaggio nell’immediato. Vizio dell’era presente è la superficialità ed anche la miopia diffusa, allargata alla visione di ogni cosa, anche all’ambito culturale che dovrebbe esserne immune.

I documenti donati all’Archivio di Stato della città natale, dove Gelli pensa siano meglio conservate le tante cose da lui raccolte e serbate con molto amore, sono veramente incredibili. Basta una lettura all’ Indice dei Volumi contenenti Documenti Storici per rendersi conto del patrimonio donato. Non si tratta solo della rarissima lettera, scritta tra il 1478 e il 1487 in un italiano dall’ortografia incerta da Cagliostro al suo allievo e seguace Louis Raymond de Carbommieres, o dell’altra lettera di Voltaire del 1774, oppure del passaporto datato 4 luglio 1790, emesso dall’Assanbleé Nationale e firmato da Robespierre, dato che l’Indice contiene tantissimi documenti di grande interesse. Sono certamente anche una rarità il documento firmato da Benjamin Franklin l’11 novembre del 1786 nelle funzioni di Presidente dello Stato della Pennsylvania ed Il Passe-port Imperial, emesso il 15 settembre 1810 da Napoleone con cui si rilasciava ad un certo Burthe l’autorizzazione ad andare in Inghilterra. Interessante è pure la lunga lettera del 21 maggio 1830 inviata dal Manzoni al figlio Pietro, dalla quale possiamo cogliere un padre affettuoso e premuroso.

Che dire poi del documento emesso dalla Germania nazista il 25 gennaio 1935 nel quale Hitler, ormai Fuhrer und Reichskanzler ringraziava il Dr. Max Kuntze per i suoi meriti verso il Reichs? ed ancora dei numerosi documenti recanti la firma di Benito Mussolini, nonchè della lunga lettera di Graziani a De Bono, nella quale manifestava apertamente la sua antipatia verso Badoglio e ne dava anche spiegazione?

Come dicevamo, non è rilevante soltanto quanto risulta nel Catalogo evidenziato dato che, in realtà, attraverso i documenti donati si potrebbero approfondire dal Quattrocento ai nostri giorni aspetti delle Casate illustri italiane ed europee, certi rapporti tra Signori, Principi, Re e Imperatori d’ Europa. C’è persino una lettera del 1498 di Carlo VIII di Valois allo scudiero Jean François de Cardonne, e una lettera del 1500, in latino, di Carlo V d’Asburgo al governatore Ferrari.

Tanti documenti potranno offrire a quanti li consulteranno chiarimenti dei Lorena, dei Gonzaga, dei Duchi D’Este e di altre Casate, degli stessi Borbone, degli Asburgo e degli Hohenzollern, della Famiglia Bonaparte non soltanto negli esponenti più illustri.

Ampia è anche la documentazione sui Savoia da Carlo Vittorio Emanuele II a Carlo Alberto, ai re d’Italia fino a Umberto II. Ma c’è pure la possibilità di rivisitare taluni Papi per un maggiore approfondimento, così come attraverso i documenti della Donazione potrebbero essere messi in rilievo aspetti della personalità di artefici del nostro Risorgimento, da Mazzini a Cavour, nonchè di tanti insigni e meno insigni della Letteratura e dell’Arte, del Pensiero filosofico e scientifico. Particolarmente ricca è la documentazione relativa all’Ottocento e al Novecento, ampia è poi quella su Verga e D’Annunzio.

’Epistola non erubescit’, diceva Cicerone, l’epistola, ossia la ’charta’ come scrive altrove, non arrossisce, ed egli stesso nelle epistole ’ad familiares’ si è aperto tanto da offrirci la possibilità di conoscerlo al di là dell’uomo politico, del grande oratore e pensatore, di cogliere di lui quegli aspetti che potremmo definire più ’umani’ poiché dell’uomo svestito del suo ruolo. La vera natura si svela talora proprio in una lettera. E non ha lo storico il desiderio disperato di dar corpo alle ombre?

Molto ricca è poi la raccolta dei documenti dove la storia personale di Gelli s’inserisce nella storia del Novecento del nostro Paese, dal Fascismo alla Guerra di Spagna e alla Seconda Guerra Mondiale, dal dopoguerra con la ricostruzione e le varie alleanze, con il mondo degli affari e della politica fino all’ascesa di Gelli nella ricostituita Loggia Massonica con le vicende che seguirono, di cui sarà possibile la rivisitazione anche attraverso le tantissime pagine di giornali, tutte meticolosamente conservate.

L’uomo dal ’multiforme ingegno’ si sente soprattutto poeta, sembra quindi chiedere attenzione massima a quei libri che sono parte di sé, memoria della esistenza più amata, attraverso i quali può la stessa perpetuarsi. Non si continua infatti, nonostante tutto, a ritenere la Poesia dispensatrice d’immortalità terrena? Persino le nuove generazioni, così volte al momento presente, alla immagine che in breve volger svanisce, percepiscono ancora che soltanto l’Arte non serra il nome nel marmo.

Gelli vorrebbe attenzione anche ai tantissimi riconoscimenti, tutti scrupolosamente elencati, che da ogni parte sono venuti alla sua scrittura poetica, di alcuni dei quali è inserita pure l’immagine fotografica. Sono riportati i 60 volumi pubblicati, ricordati i 390 libri che parlano di lui, ma soprattutto risulta evidenziata per bellezza estetica e di contenuti quella Canzone per Wanda, il poema dedicato alla moglie amatissima e tradotto in otto lingue.

Nei cenni biografici che seguono alla Presentazione si passa dalla nascita, dall’ora antelucana di quel 21 aprile 1919, di cui pensiamo andasse da Ispettore del P.N.F. molto orgoglioso, ai tanti ruoli rivestiti sin dall’immediato dopoguerra, vale a dire dalla nomina a Segretario Provinciale del Partito di Lavoro di Pistoia, alla collaborazione con Sua Maestà il re Umberto II, alle cariche all’interno della Democrazia Cristiana e alle sue attività industriali e diplomatiche che gli creeranno legami con l’Argentina di Peron, ma anche con svariati Stati non solo dell’America Latina, come dimostrano i vari inviti da parte di Presidenti degli Stati Uniti dell’America del Nord, fino alla carriera di Massone, ai suoi rapporti con la Gran Bretagna e con tanti altri Stati con presenza della Massoneria. Di questa si potrà nell’Archivio ammirare una collezione composta da ben 69 medaglie, talune molto rare. Gli fu affidata la ricostruzione della Loggia Propaganda 2 all’interno del Grande Oriente d’Italia, che lo avrebbe portato a quelle vicende personali e familiari che hanno inciso nel suo animo.

Le Donazioni includono anche quanto era presente nella sua Biblioteca domestica, annoverante tra i tantissimi volumi di Storia e di Diritto anche l’Opera Omnia di Benito Mussolini in 35 tomi e la Sacra Bibbia con litografie di Salvador Dalì in una speciale edizione limitata, offerta a illustri personalità mondiali.

Ma Gelli è soprattutto poeta, tale noi pensiamo ch’Egli avverta sè nonostante i tanti ruoli di prestigio che hanno segnato il suo cammino dagli anni della prima giovinezza. Nel capitolo relativo all’opera e alla sua personalità, l’excursus, a parte il cenno alla Spagna in fiamme, al suo primo battesimo del fuoco e al suo primo grande dolore per la morte del fratello Raffaello, con cui motiva il suo primo libro "Fuoco!... Cronache dell’insurrezione antibolscevica di Spagna, più volte pubblicato e scelto nel 2003 dall’Editore Dino per i suoi ’libri in oro’, viene ricordata l’attività giornalistica del giovanissimo Gelli su Il Ferruccio del Partito Fascista, l’iscrizione al Sindacato Scrittori risalente al 1940, la sua grande passione per la scrittura (poesia, prosa e saggistica), la freschezza di una penna di getto.

E’ il sangue che in Gelli si fa inchiostro, è l’amore per le sue donne, per tutti i suoi cari, per la natura e il mondo meraviglioso del mito a rifluire in migliaia e migliaia di versi, il cui florilegio è, come già detto, nell’ Opera Omnia pubblicata nel 2004. Critici illustri hanno rilevato nella sua scrittura uno spessore di livello internazionale e posto in evidenza una vena poetica particolare per la bellezza della immediatezza e la ricchezza delle immagini. Essa scaturisce dai ritmi lirici del cuore totalmente preso dall’altalenante percorso della vita, da una memoria che va progressivamente sfumando in visioni metafisiche.

E’ grande in Licio Gelli la capacità della rigenerazione, anzi, per meglio dire, della autorigenerazione. Un iter in continuo movimento di poiesis da quando quel fuoco lo colse e accese immediatamente in lui moti della mente e dell’anima. Nessun negativo evento lo ha spento. Questo dono offre la vita a chi sa dall’interiorità trarre la pienezza, ciò che il Poeta chiama l’appagante sentimento di riconciliazione; e pur quando la paura del silenzio di Dio gl’ingenera il dubbio sul gran disegno dell’universo, non viene in lui definitivamente meno lo stato di religiosa serenità, condizione aurorale al rinnovarsi nel percorso doloroso.

Dal nichilismo, malessere profondo della società da tempi che possiamo ormai definire lontani, Gelli è distante, da disincanti e frantumazioni, da quel certo relativismo e scetticismo da lunghi decenni peculiari della società, della letteratura. Egli è libertà dalla prigione in cui si lascia di solito chiudere l’individuo che non guarda il Cielo né sa della vita conoscere le infinite modulazioni come ricchezza che non deve andare perduta. Ed è la sua poesia libera dalle tante Scuole sorte nello scorso secolo nel tentativo di un rinnovamento totale della parola poetica. Cristallizazioni pur quando apparivano l’eureka di una ricercata originalità, approdi nel mare dell’oggettività, cahos linguistico e contenutistico. Gelli ha seguito la naturalezza del sentimento, e la parola, in lui naturalmente lirica, è sgorgata senza artifici, rinnovellata sempre poiché non imbrigliata nei dettati angusti di espedienti e ricercatezze, di preziosismi che spengono l’afflato primigenio. Una poesia di acclarata levatura come risulta dalle 59 richieste di canditatura di Licio Gelli al Premio Nobel, presentate nel 1996 da strutture universitarie, accademiche e culturali, sia italiane sia straniere.

E ci sono pure i quattro volumi contenenti la Rassegna Stampa sulle sue opere letterarie (anni di riferimento 1959-2004), ed inoltre i numerosissimi Premi, gli altrettanto numerosi Attestati Accademici e Titoli di cui è stato nel corso di lunghi decenni di attività poetica insignito.

Un inchiostro quello di Licio Gelli che non è finito anche se la raccolta di liriche edita nel 2004 porta il titolo Ho finito l’inchiostro. Segue infatti Frutti della sofferenza, la sua sessantesima opera, pubblicata nel 2005. Continuerà sicuramente ancora nel sangue/inchiostro che non può farsi silenzio alle emozioni del passato: rivivono nel suo cuore, nel dolore e nella sofferenza. Il poeta è filosofo profondo poiché la poesia è più filosofica e di più alto valore che la storia, come sosteneva Arisotele nella Poetica.

Queste Donazioni, che speriamo abbiano quanto prima una sistemazione adeguata, si arricchiscono della parola poetica dell’uomo Gelli che ha anche molto amato e molto sofferto.

Fonte - http://www.literary.it/

giovedì 13 dicembre 2007

La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2


Edito da Lindau Edizioni, 2007
150 pagine, € 16,00
ISBN 8871806587

di Giorgio Galli


Quarta di copertina

"Ancora oggi Licio Celli e la P2 fanno parte dell'immaginario italiano come un archetipo, ovvero la quintessenza, il nocciolo duro, il cuore nero di un potere che a contatto con la sua ombra è capace di tutto. Anche di spaventare ancora, anche di ritornare quando non esiste più." Come è possibile contraddire questa recente affermazione di Filippo Ceccarelli, se si pensa che alla P2 sono stati attribuiti tentativi di colpi di stato, attentati, stragi, forme innumerevoli di corruzione, a ogni livello e per qualunque fine, in pratica qualsiasi anomalia del sistema politico italiano (e persino un ruolo nel mistero di Rennes-le-Chà-teau e nelle vicende di un'altra società segreta, il Priorato di Sion)? Ma possiamo davvero credere che il nostro paese sia stato per qualche decennio in balia di una ristretta élite (anche a voler prendere la Massoneria di Palazzo Giustiniani nel suo insieme) pronta a tutto e determinata ad assumere il potere a ogni costo? Davvero è esistito uno Stato dentro lo Stato che, infischiandosene di partiti, governi, parlamenti e procedure democratiche, ha tramato, seminato bombe, ucciso o fatto uccidere? È stato realmente operante un complotto pluto-(giudaico?)-massonico ai danni di tutti, e di qualcuno in particolare? E Licio Celli è stato il Grande Vecchio, il burattinaio occulto e inesorabile di un inquietante teatrino dei Pupi? A queste e ada latre domande intende rispondere l'autore in questo volume.

Il golpe di Gelli: George Clooney

Il divo Usa sarà il capo della P2 in un film


STEFANIA MIRETTI
Magari non sarà stato ancora portato del tutto a compimento il suo Piano di Rinascita Democratica, ma intanto, e vuoi mettere la soddisfazione, si realizza in extremis, alla venerabile età di 88 anni, il sogno di qualunque maschio occidentale: essere George Clooney, meglio ancora se è George Clooney ad essere te.

Magari andrà a finire come la storia della candidatura al Nobel per la Letteratura, una cosa buttata lì anche date le poesie, ma intanto: per uno che s’è già preso le sue belle rivincite in tema di riforme - «Leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza pezzo a pezzo... giustizia, tv, ordine pubblico, avevo scritto tutto trent’anni fa», confidava nel 2003 a Concita De Gregorio, quando il meglio doveva ancora venire - sai che spasso chiudere in bellezza, associato all’attore più bello, più moderno e soprattutto più «giusto» del mondo?

Già, perché l’ultima di, o su, Licio Gelli è questa: la Sony Pictures sarebbe intenzionata a girare un lungometraggio sulla sua vita e per interpretare il ruolo del Venerabile da giovane, negli anni della guerra in Spagna e delle prodezze da repubblichino, sarebbe stato scelto il magnifico George, il maschio perfetto, l’uomo del futuro, il piacione-ma- giusto; al quale subentrerebbe, in un secondo tempo, il non disprezzabile Stanley Tucci (mah: Tucci è coetaneo di Clooney: in questa storia che trapela tra mezze conferme e nessuna vera smentita ci sono, al momento, parecchi pasticci e misteri).

Grandi manovre dunque tra Laglio e Arezzo, tra Villa Oleandra e Villa Wanda dove lo sceneggiatore David Black, quello della celebre serie «Law and Order», dovrebbe presto trasferirsi, atteso e gradito ospite, per studiare a fondo la personalità del vecchio Licio e spulciare i 64 volumi in cui l’ex capo della P2 ha raccolto tutte le sue memorie (gli toccherà anche qualche poesia, niente di più probabile, per svoltare le serate a Villa Wanda): gli avvocati di Gelli avrebbero già discusso per ore con la produzione e starebbero ora apportando alcune modifiche, solo pochi dettagli da precisare un po’ meglio, al soggetto iniziale.

La regia dovrebbe essere del francese Olivier Dahan, già autore di un film liberamente ispirato alla vita di Edith Piaf e de «I fiumi di Porpora 2», e al momento è tutto quel che si sa del progetto, ammantato di segretezza in America ma spifferato da Gelli che, con tipica, adorabile civetteria senile avrebbe già tirato fuori dai cassetti le sue vecchie fotografie, pronto a dimostrare che la scelta dell’attore non è poi così campata per aria.

Reduce dal trionfo di «Michael Clayton» nel classico ruolo del marrazzone che dopo tanto lavoro sporco trova un’occasione di riscatto, Clooney è oggi considerato il prototipo dell’uomo del Terzo Millennio, più giusto e più etico, dopo la fine del macho e l’archiviazione del fighetto: sovrapporvi la propria immagine sarebbe già un piccolo golpe per qualunque vecchio arnese della storia, figurarsi la contentezza del Venerabile per questa ennesima conferma di modernità. Meglio della separazione delle carriere in magistratura, meglio del maggioritario, meglio della fine del monopolio televisivo. Che soddisfazione arrivare a ottantotto anni ed essere un uomo condannato per tentativi di depistaggio sulla strage alla stazione di Bologna e per bancarotta fraudolenta, ma «assolto dalla storia», come Gelli stesso ama dire, e ora pure dalla fisiognomica.

Fonte - La Stampa, 6 Dicembre 2007

E George Clooney sarà Licio Gelli, una vita da Venerabile


Uno è il Venerabile, l'altro il belloccio. Il primo è stato un collezionista di (presunti) golpe e scandali internazionali, il secondo solletica i pruriti di cinefili e cronache rosa. Presto Licio Gelli sarà George Clooney e viceversa. La Sony Pictures ha deciso di girare un film sulla vita dell'ex maestro della Loggia P2. La regia è affidata al francese Olivier Dahan ( La Vie en Rose , biografia di Edith Piaf), mentre la sceneggiatura a David Black (vedi la serie tv Law and Order ).
Lo staff della Sony è già al lavoro: poco prima di Natale, Black si trasferirà nei pressi di Arezzo, a Villa Wanda, per annusare la personalità del Gelli-privato, l'ambiente in cui dimora, le sue manie e i suoi tic. Ma anche per spulciare i 64 volumi in cui l'ex capo della loggia massonica ha raccolto le proprie memorie. Sicuramente all'occhio attento dello sceneggiatore non sfuggiranno le poesie che nel 1996 fruttarono all'ex maestro una sorprendente candidatura al Premio Nobel per la letteratura. Talmente sorprendente che rimase una candidatura. E se il Venerabile conferma di «aver venduto alla Sony la disponibilità totale, completa, intera dei diritti sulla mia immagine, anche per altri eventuali lavori. Ma con un'unica clausola sui testi: la mia supervisione e quella del mio avvocato, Raffaello Giorgetti», precisa che da giovane aveva un fisico simile a quello di Clooney. Il Belloccio, dunque, gratificherà il Venerabile con una cine-ricostruzione del giovane Gelli: volontario della guerra in Spagna prima e ufficiale repubblichino poi.

CIA E P2. Quindi, tra un presunto arruolamento nella Cia, uno scandalo nato con la scoperta delle liste della P2, fughe in Svizzera e Sudamerica, un coinvolgimento nella strage alla stazione di Bologna, una condanna a 12 anni per la bancarotta del Banco Ambrosiano e un'accusa di aver avuto una parte da leone in Gladio , l'operazione clandestina targata Nato che avrebbe dovuto limitare l'influenza comunista nel Belpaese, ecco, molte di queste vicende della storia d'Italia saranno (o dovrebbero essere) interpretate da Stanley Tucci ( Il Diavolo veste Prada ) che raccoglierà il testimone di George per poi calarsi nei panni del Gelli post giovinezza.

SI GIRA IN USA. «Se conosco Clooney? Non personalmente ma ho visto i suoi film: è uno dei più bravi, uno che ha caratteristiche particolari, che attira l'attenzione di tutti. Uno dei grandi». Gran parte del film sarà girato negli Usa tranne alcune riprese a Villa Wanda e al Molino di Pistoia, l'edificio del '500 dove Gelli è nato, oggi trasformato in un asilo. Per il momento, precisa Gelli, «gli americani sono stati già all'Archivio di Stato di Pistoia dove hanno preso tanto materiale su di me». Ossia l'archivio non segreto che il Venerabile ha donato al Comune toscano. Insomma, non sarà certo un film (almeno non questo) che svelerà le gesta dell'ormai 88enne ex Venerabile. Segrete quanto inquietanti.
EMILIANO FARINA

Fonte - L'Unione Sarda, 07/12/2007

martedì 11 dicembre 2007

C’era una volta la P2. Ma c’è ancora...


La storia comincia il 12 marzo 1981 quando Giuliano Turone, giudice istruttore di Milano, ordina la perquisizione di villa Wanda e degli uffici di Licio Gelli, attorno ad Arezzo, Castiglion Fibocchi. Gelli è l'eminenza grigia di tanti affari, banche e giornali: venerabile della loggia massonica Propaganda 2, è sospettato di reati che lo associano al finanziere della mafia Michele Sindona (avvelenato in carcere) a Joseph Macaluso e John Gambino, boss italo-americani. Frugando i suoi cassetti, due giovani magistrati (con Turone c’è Gherardo Colombo) aprono un vaso di Pandora e sbalordiscono scoprendo nomi entrati nella storia che si vorrebbe dimenticare. Politici, giornalisti, generali, magistrati e imprenditori affiliati segretamente ai cappucci segreti di Gelli. Colombo e Turone portano i documenti a Forlani, presidente del consiglio del tempo: imbarazzatissimo. Troppi amici galleggiano nella lista dei misteriosi. Per due mesi non la rende pubblica, ma Colombo e Turone insistono. Alla fine tutti sanno. Il governo cade, l’Italia entra in burrasca.

Trentacinque anni dopo dovrebbe essere una storia inquadrata nel passato, ormai innocua, eppure la si nasconde: come mai?

Risponde Sergio Flamigni, parlamentare Pci per cinque legislature. Ha fatto parte delle commissioni speciali bicamerali antimafia, caso Moro e Loggia massonica P2. Uscito dal Parlamento, non ha smesso di scavare mettendo assieme un archivio di documenti di un interesse storico che il ministero dei beni culturali ha sottoposto ai vincoli di legge riconoscendone l’eccezionalità. Flamigni ha trascritto in tanti libri ricostruzioni e rivelazioni: dalla Tela del ragno - il delitto Moro a Trame Atlantiche (sempre edizioni Kaos) in cui racconta personaggi e avvenimenti della loggia di Gelli. È il manuale più serio e consultato da chi vuol capire cos’è stata la P2.

Cosa è rimasto della loggia di Gelli nella politica italiana dei nostri giorni ?
«Tante cose, a partire dal presidente del Consiglio e candidato premier per il centrodestra, Silvio Berlusconi, affiliato alla Loggia di Gelli nel gennaio 1978: tutt'ora ne incarna la continuità politica e ideologica. Gelli sosteneva che: “Il vero potere risiede nelle mani di chi ha in mano i mass media”, filosofia che guida Berlusconi sia nella prima fase della P2, periodo golpista e stragista: i progetti eversivi stabilivano che televisione, radio e giornali erano i primi obiettivi da occupare militarmente. Ma la fedeltà di Berlusconi continua nel secondo momento (il cosiddetto Piano di Rinascita), il cui impegno è la conquista dei media. Per realizzarlo, la rete affaristica della Loggia segreta si è avventurata in finanziamenti occulti, infiltrazione e corruzione interne al sistema politico ed economico venute a galla nelle istruttorie sulla bancarotta dell’Ambrosiano e l’uccisione di Roberto Calvi sotto un ponte di Londra. La scoperta della loggia segreta interrompe il controllo piduista sul più importante gruppo editoriale italiano (Rizzoli-Corriere della sera), bloccando la grande manovra delle concentrazione di testate giornalistiche, eppure non frena altri obiettivi della P2, soprattutto il controllo delle Tv. Berlusconi ha avuto mano libera grazie a finanziamenti svizzeri di provenienza incerta, senza contare il sostegno dei banchieri fratelli P2, che ne hanno accompagnato le ambizioni con “appoggi e prestiti al di là di ogni merito creditizio”. E non si può dimenticare la spalla politica del craxismo... Anche dopo lo scioglimento della Loggia P2, il Cavaliere ha continuato ad inseguire gli obiettivi del Piano di Rinascita mettendo in pratica il credo di Gelli: vince chi possiede e domina i media. Non a caso “Gelli era molto amico di Berlusconi” come ha testimoniato davanti alla Commissione parlamentare, il direttore generale della Rizzoli, Tassan Din anche lui P2. Non è ancora un caso che negli elenchi di Castiglion Fibocchi, fra gli iscritti alla Loggia segreta si scoprono editori, tra i quali Berlusconi, 8 direttori di giornale, 7 firme della Rai-Tv, 22 tra giornalisti e pubblicisti. Berlusconi occupa un posto importante: è il terzo in ordine gerarchico nel gruppo “Informazione e mezzi di comunicazione di massa”. Viene dopo Fabrizio Trifone Trecca (grande reclutatore di piduisti e braccio organizzativo di Gelli), segue il direttore del Corriere della Sera Franco Di Bella, precede giornalisti ed esperti Tv in un elenco nel quale figurano ufficiali superiori della marina militare con incarichi nei servizi segreti; serviva un altro tipo di informazioni. Una certa parte dei piduisti sopravvissuti ancora prospera nell’apparato informativo di Berlusconi o in Forza Italia o nel sistema politico del centrodestra. La solidarietà P2 non si è sciolta. Per esempio, Roberto Gervaso. Ha presentato Berlusconi a Gelli diventando biografo adulatore di entrambi, tiene la rubrica “Peste e corna” a Rete 4, stessa rete per la quale lavora l'ex capo gruppo Fabrizio Trecca, medico personale di Gelli e titolare della trasmissione “Vivere bene”. Certi giornalisti continuano a dirigere riviste, o collaborano al Foglio, al Giornale, a Panorama, sempre proprietà Berlusconi. C’è chi appare alla Rai con la continuità di un buon contratto. È solo un caso - immagino - ma anche Claudio Lanti, direttore di “Velina Azzurra”, periodico interno di Forza Italia, figurava nell’elenco P2. Non parliamo dei politici: l’on. Fabrizio Cicchitto, reclutato da Trifone Trecca mentre era deputato della sinistra socialista, è diventato uno dei pilastri di Forza Italia. Gustavo Selva, giornalista della destra Dc, direttore del GR2, oggi deputato di Alleanza Nazionale e presidente della Commissione esteri della Camera. Publio Fiori, democristiano in era piduista, è vice presidente della Camera, eletto nelle liste di Alleanza Nazionale, ministro nel governo Berlusconi Uno. Da non dimenticare l’aspirante piduista Antonio Martino, difensore della segretezza delle Logge coperte della massoneria, ministro degli esteri nel governo Berlusconi Uno e ministro della Difesa nel Berlusconi di questa legislatura. Aspirante piduista perché nelle carte sequestrate a Gelli è stata trovata solo la domanda di affiliazione alla Loggia. Forse Colombo e Turone sono arrivati prima, forse non ha fatto a tempo a giurare fedeltà... ».

Come mai Gelli ha scelto certe persone e non altre?
«La P2 voleva riscrivere la costituzione in senso autoritario per impedire alla sinistra e al Pci la possibilità di andare al governo. Lo ha impedito con la strategia della tensione dando particolare importanza al reclutamento di uomini delle forze armate e della destra intransigente. Nella seconda fase, dopo la vittoria della sinistra nelle amministrative del 1975, la loggia cambia strategia: manovre più sofisticate con alla base un disegno politico. Per favorire la revisione costituzionale, la P2 infiltra o recluta protagonisti nei media, nei partiti, nei sindacati, negli apparati dello Stato in modo da influenzare e controllare le istituzioni. Il piano prevedeva capitali per corrompere e provocare la scissione sindacale, favorire gli affiliati all’interno dei partiti di governo e rompere l’unità della magistratura. Obiettivo, sopprimerne l’autonomia sottoponendo i pubblici ministeri all’autorità politica. Prevista anche l’abolizione dello statuto dei diritti dei lavoratori. Propositi di ieri, propositi che oggi non sembrano tanto cambiati. Il Piano Rinascita di Gelli punta su giornali e Tv. Prevede la dissoluzione del monopolio dello Stato e una potente Tv privata “in modo da controllare la pubblica opinione nel vivo del Paese”. Berlusconi viene scelto in quanto proprietario di “Telemilano 58” ritenuta accettabile base di partenza, ma nella scelta potrebbe essere stato determinante il fatto che il suo patrimonio aveva per baricentro la Svizzera, quindi protetto dalla segretezza. Nell’autunno 1979, momento di massimo potere della Loggia segreta in quanto dopo l’uccisione di Moro è finita la politica di solidarietà nazionale, “Telemilano 58” diventa “Canale 5”. Curiosamente Berlusconi realizza ciò che annuncia il Piano di Rinascita, vale a dire “una catena di Tv locali coordinate da un’agenzia centrale”. Proprio il profilo della sua nuova Tv commerciale. Contemporaneamente nasce Publitalia ‘80, agenzia pubblicitaria. Ha per consigliere delegato Marcello Dell’Utri, legatissimo a Berlusconi, buoni rapporti con protagonisti mafiosi come si scopre più tardi nei processi».

Berlusconi nega di aver partecipato attivamente alla P2. Dice di essersi iscritto solo per dare una mano a Gervaso, amico in difficoltà. È così?
«Non è credibile. Quasi tutti gli iscritti alla P2 negano o tentano di nascondere il loro ruolo nella Loggia, comportamento che deriva dal rispetto per il giuramento alla segretezza di ogni piduista. Berlusconi ha dichiarato davanti al giudice: “Non ho mai versato contributi”, ma la Guardia di Finanza ha sottolineato la piena corrispondenza tra la quota di 100mila lire indicata negli elenchi di Castiglion Fibocchi e il relativo versamento sul conto del Venerabile presso la Banca dell’Etruria. Berlusconi ha anche testimoniato: “Non vi fu cerimonia di iniziazione; non ho avuto alcun rapporto con altri affiliati, né ho partecipato a riunioni”. Ancora bugie. Nell’archivio uruguaiano del Venerabile, un documento ricorda l’affiliazione di Berlusconi con la scritta “Juramento Firmado”, ha firmato il giuramento. Lo stesso Gelli, anni dopo, ammette: “Berlusconi è stato normalmente iniziato a Roma. Credo presentato dal professor Fabrizio Trecca. Assistevano il Gran Maestro Giordano Gamberoni, per il Grande Oriente d’Italia, e il direttore delle Partecipazioni Statali, Giovanni Fanelli”».

Ma il Cavaliere ha querelato chi raccontava queste cose...
«È successo dopo la pubblicazione del libro “Berlusconi inchiesta sul signor Tv” (Kaos edizioni). Denuncia gli autori Giovanni Ruggeri e Mario Guarino e i giornalisti che hanno usato le notizie del volume. Primo quotidiano ad essere preso di mira, l'Unità. Berlusconi se la prende anche con La Notte, ma perde la causa perché il tribunale sentenzia il non doversi procedere. I giornalisti avevano solo raccontato la verità e il Cavaliere viene condannato a liquidare le spese processuali. Ci ripensa, e il 20 novembre 1989 ritira la denuncia contro l’Unità: naturalmente paga. Resta in piedi un altro processo, sempre per querela di Berlusconi per l’intervista di Ruggeri e Guarino al settimanale Epoca. Al Tribunale di Verona, sotto giuramento, il Cavaliere racconta cose false sulla sua iscrizione e partecipazione alla loggia P2. Il caso finisce davanti alla Corte d’Appello di Venezia la quale definitivamente lo sbugiarda: il 23 ottobre ’90 sentenzia che Berlusconi “è riconosciuto colpevole del reato di falsa testimonianza”. Poi interviene un’amnistia... Ruggeri e Guarino vengono assolti con formula piena».

Questo governo ha realizzato programmi previsti dalla P2?
«Non vi sono programmi della P2 compiutamente realizzati. Esistono provvedimenti e leggi che contengono elementi pericolosi del programma P2. Sono passati trenta anni dal cosiddetto “Piano di rinascita” e la politica piduista non può non avere subito evoluzioni, adattandosi alla nuova realtà. L’elemento più inquietante è contenuto nella legge di revisione della Costituzione: rompe l’equilibrio tra i poteri dello Stato, riduce la sovranità del Parlamento, concede spazi all’autoritarismo come era nella filosofia della P2. È la strada tracciata da Gelli. Altro provvedimento negativo, dal forte profumo piduista, è la legge sull’ordinamento giudiziario per la riduzione dell’autonomia della magistratura. Ma la vera essenza della P2 resta rappresentata dal dominio dei mass media. È il capitolo piduista in gran parte realizzato: potere televisivo del Cavaliere consolidato dalla legge Gasparri. Nel berlusconismo è poi rimasta una certa cultura affaristica e della corruzione, anima della P2: si perpetua nelle pratiche di governo con il conflitto di interessi e leggi ad personam».

Gelli, maestro venerabile, potrebbe sopportare la par condicio?
«Nemmeno per sogno. È una legge che si contrappone al predominio piduista. Non a caso Berlusconi l’ha definita liberticida. I richiami del Presidente Ciampi dimostrano quanto sia importante stabilire condizioni di parità nell’uso della Tv. Tutto ciò che Gelli combatteva».

Da L'Unità del 07/02/2006


Licio Gelli, Parola di venerabile di Sandro Neri

Edito da Aliberti Editore, 2006

250 pagine, € 16,00
ISBN 8874241860

di Sandro Neri


Dalla quarta di copertina

Sessant'anni di storia italiana, di vicende pubbliche e private, di servizi segreti, di rapporti con i massimi esponenti politici e con gli ambienti dell'atlantismo.
Questo libro è la più lunga e completa intervista mai realizzata con il Venerabile. Esce nel 2006, a venticinque anni esatti dall'esplosione delo scandalo P2. Incalzato dal giornalista Sandro Neri, Licio Gelli ricostruisce passo per passo la parabola della Loggia, dalle origini al suo scioglimento. Ma anche la sua gioventù nella Repubblica Sociale, il suo frenetico attivismo del dopoguerra, le sue infinite amicizie, i grandi capi d'accusa che lo riguardano.
E la sua vicenda è davvero finita?

"Notevole lo sforzo che Sandro Neri compie nel cercare di strappare al segreto risvolti del caso Moro, storie e personaggi (...) Notevole lo spazio dedicato alla puntuale ricostruzione degli anni di guerra, del Gelli giovane fascista, degli inizi negli affari, al seguito di potenti democristiani. Per la prima volta forse racontati i retroscena delle iscrizioni alla loggia, la storia della P2 e del Grande Oriente, gli anni di Peròn, di Sogno e di Borghese. Ci si chiede, alla fine dell'intervista, in quale altro paese europeo ci sia stato un personaggio come Gelli".
Dalla prefazione di Sandra Bonsanti

Fratelli d'Italia massoni, da Licio Gelli a Paolo Prodi. Parla Ferruccio Pinotti


Fratelli d'Italia (Rizzoli Bur) è il libro-inchiesta sulla massoneria italiana più interessante degli ultimi anni. Documentato, ricco di interviste importanti: dai Gran Maestri a Francesco Cossiga, passando per gli interessi della finanza Vaticana, Sindona, Calvi e le analogie con l'Opus Dei.

Scritto dal giornalista Ferruccio Pinotti (nella foto con Marco Travaglio) raccoglie i testi delle deposizioni di vari ex mafiosi, poi divenuti collaboratori di giustizia, i quali parlano estesamente dei rapporti organici tra mafia e massoneria. Un libro travolgente, che ricostruisce i giochi di potere che ancora oggi legano malavita, politica, finanza e Vaticano. Per saperne di più visitate il suo sito www.grandinchieste.it.

Lei è riuscito a entrare in contatto con figure molto prestigiose e di grande rilievo appartenenti alla grande massoneria italiana. Quali difficoltà ha incontrato?

Incontrare i principali esponenti della massoneria italiana è stato un lavoro lungo, iniziato oltre tre anni cercando di convincere Licio Gelli, capo storico della P2, ad affrontare una lunga analisi. Poi è stata la volta di Francesco Cossiga, dei Gran Maestri Di Bernardo, Raffi, Danesin e Venzi; ma anche storici della massoneria come Silvano Danesi e Aldo Mola, finanzieri come Florio Fiorini, banchieri, professori universitari. La difficoltà maggiore è stata quella di effettuare un controllo delle affermazioni rese e trovare riscontro documentale in atti processuali (la sola sentenza del crack dell'Ambrosiano consta di oltre 6000 pagine). E' stato un lavoro di "connessione" delle informazioni lungo e complesso.

Licio Gelli è l'emblema della massoneria italiana intesa come complotto, segretezza e P2. Com è possibile che sia riuscito a raggiungere un potere simile un dirigente della Permaflex?

Ho incontrato Licio Gelli più volte, nella famosa Villa Wanda nella quale vive. Si tratta di un uomo astuto, spregiudicato. Ma soprattutto di un uomo coraggioso, che ha rischiato la vita più volte, sin dalla Guerra di Spagna negli anni Trenta. Il suo potere deriva senz'altro dalla legittimazione che gli fu offerta da ambienti militari e dell'intelligence americana, in chiave anticomunista. In lui fu individuato un referente che venen accreditato presso politici di ispirazione atlantica. La sua capacità di tessere trame e reti di potere fece il resto.

Nel 1738 in Inghilterra la massoneria è stata scomunicata perché, come scrive nel libro, non era in grado fare rientrare la Chiesa anglicana nella Chiesa di Roma. Eppure il Vaticano ha sempre coltivato rapporti molto stretti con la massoneria e la P2 stessa, attraverso Umberto Ortolani, ad esempio. Quali sono gli attuali rapporti tra Vaticano e massoneria?

I rapporti tra Chiesa e massoneria sono sempre stati un fiume carsico che si inabissa e riemerge, in un rapporto a tratti dialogico ed in altri momenti conflittuale. Attualmente la posizione fissata da Ratzinger in alcuni documenti pontefici è di chiusura teologica, anche se il Vaticano non assume più posizioni di aperto scontro come avvenne nei secoli. Momenti di dialogo, anche di recente vi sono stati con l'obbedienza della Gran Loggia Regolare d'Italia guidata dal professor Fabio Venzi, considerata molto vicina alle istanze del mondo cattolico.

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A Francesco Cossiga vengono attribuite sia l'appartenenza all'Opus Dei che alla massoneria e lui gioca sull'ambiguità. Dai documenti che ha raccolto, cosa è emerso della sua reale o presunta appartenenza?

Il presidente emerito nelle interviste che mi ha rilasciato si dice amico di entrambe queste realtà e si conferma così a pieno titolo un uomo dei "poteri forti", che guarda con simpatia a quei mondi che detengono ciò che più sembra interessargli: il potere e l'informazione.

Berlusconi era tesserato nella P2, Prodi invece non era negli elenchi della loggia. Ma ci sono prove o documenti che potrebbero indurre a credere in una sua presente o passata affiliazione?

Non ci sono elementi documentali in questo senso. Sono note le dichiarazioni di simpatia espresse nei confronti della massoneria dal fratello del premier, il professor Paolo Prodi, storico. Nell'ambito dell'inchiesta De Magistris sono emerse poi alcune connessioni tra figure vicine al premier e ambienti contigui alla massoneria, ma la situazione dell'inchiesta è nota quindi i materiali in essa contenuti vanno valutati con estrema cautela

Dopo la P2 come si è evoluto il rapporto di Berlusconi con la massoneria e i suoi affiliati?

Berlusconi ha sempre ironizzato riguardo alla sua appartenenza alla P2 e alla massoneria in generale - ritenuta da Cossiga puramente strumentale e momentanea - tuttavia se si analizza l'evolversi dei rapporti dell'ex premier si nota come gli abbia mantenuto rapporti cordiali con molti ex "fratelli" attivi in vari ambiti (anche nelle sue televisioni: Fabrizio Trecca). Inoltre, le foto pubblicate in merito al mausoleo che Silvio Berlusconi si è fatto costruire nella sua proprietà segnalano la presenza di molti simboli massonici: segno che una certa simpatia sincera nei confronti dei valori della "fratellanza massonica" vi deve pur essere.

Nell'immaginario collettivo, la massoneria è collegata a collusione mafiosa, discutibili intrecci della finanza mondiale e cospirazione. Questa connotazione si è sviluppata solo dopo alla P2?

No, era presente già da molto prima. I rapporti tra mafia e massoneria sono documentati, in Italia, già a partire dalla fase relativa allo sbarco degli americani in Sicilia. Figure come Frank Gigliotti, massone italo-americano attivo con i servizi segreti statunitensi, si attivò presso la mafia e presso la massoneria siciliana per di creare le condizioni migliori alla conquista del territorio da parte delle truppe alleate.

Questi rapporti sono proseguiti nel tempo e si sono consolidati nel dopoguerra e in particolare negli anni '60 e '70, quando una parte della mafia - quella facente capo a Stefano Bontate - ha intessuto rapporti con la massoneria, sino a creare una superloggia nella quale erano presenti esponenti delle principali famiglie mafiose.

Per quanto attiene alla finanza, i rapporti con la massoneria che ho potuto documentare risalgono addirittura alla fine del '700, al periodo in cui Napoleone (massone) prese il dominio dell'Italia portando con sè - oltre ai suoi generali che insediò in vari potere di potere, tutti massoni - industriali che erano anche liberi muratori. All'influenza della finanza massonica francese si è sommata, agli inizi degll'800, quella della finanza massonica austro-ungarica. Figure come Joel, Toeplitz (vicini alla massoneria) furono determinanti nella nascita della Banca Commerciale Italiana, mentre anche nella nascita del Credito Italiano vi fu l'apporto di capitali derivanti dalla finanza laica. In tutto il 900 il ruolo di finanzieri e industriali massoni fu fondamentale, con figure come Enrico Cuccia, Cesare Merzagora, Enrico Carli. In seguito altri imprenditori, come Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, faranno parte della massoneria, sia pure per periodi limitati ed entrando "in sonno" .


11 December 2007 - ILSOLE24ORE.COM

Hitler, Napoleone, P2: ecco l’archivio di Gelli


di Marco Gasperetti


PISTOIA—La porta blindata della «stanzaGelli» nell’antica sede dell’Archivio di Stato sarà aperta simbolicamente alle 15.30 di domani quando, nel vicino Palazzo dei Vescovi, storici ed esperti presenteranno i documenti (tra le relatrici, come esperta in archivistica, Linda Giuva, moglie di Massimo D'Alema). I documenti sono centomila, racchiusi in mille fascicoli, che abbraccianomezzo millennio di storia insieme a cimeli, libri rarissimi, appunti. E nomi illustri, sparsi nelle domande di affiliazione alla loggia più segreta e deviata della massoneria italiana. Si alza quindi il velo sull’archivio di Licio Gelli, custodito per decenni in quattro stanze al secondo piano di Villa Wanda, la residenza aretina dell’ex capo della loggia P2 e donati dal Venerabile all’Archivio di Stato di Pistoia. un evento. I pochi storici che sono riusciti a dare un primo sguardo al materiale parlano di documenti straordinari,molti dei quali inediti, ancora da studiare naturalmente, per decifrarne la piena veridicità e disinnescare, per i più recenti, il pericolo dimanovre e di complotti.
I DOCUMENTI — Ci sono, nell’archivio, le riflessioni di Torquato Tasso che nel 1583 si interroga su quale titolo deve dare al suo capolavoro: meglio la Gerusalemme Liberata o la Gerusalemme Conquistata? C’è una lettera di Cagliostro che nel 1743 avverte due amici di fuggire perché presto saranno arrestati: «In nome di Dio vi dico per la terza volta che prendete guardia alli vostri affari... e non perdono un momento di tempo per non perdere la loro libertà». Ci sono gli scritti di Napoleone Bonaparte che, dal trono dell’Impero, confessa ai parenti più stretti di considerare più importante la famiglia del potere. La missiva del generaleRodolfo Graziani spedita nel 1937 al quadrunviro Emilio De Bono con la quale giudica Pietro Badoglio un militare «incapace, avido e gretto». Come riporta Panorama in edicola ci sono anche lettere autografe di Giuseppe Garibaldi, scritti di Giuseppe Verdi (che nel
1899 annuncia il suo arrivo a Montecatini), diGiacomo Puccini (che suggerisce al suo editore come correggere brani già in stampa), lettere di Alessandro Manzoni, una trentina di manoscritti di Gabriele D’Annunzio. E poi lettere di Hitler che il 5 ottobre 1933 e il 25 gennaio 1935 si firmaFührer e cancelliere delReich, 37 fascicoli di Mussolini oltre a 140 sue fotografie.
I DOSSIER — Eppure il materiale più gustoso dell’archivio Gelli è ben altro. Sono i voluminosi contenitori con nomi e cognomi degli elenchi P2. «Custodiscono anche i carteggi tra due gran maestri della massoneria ufficiale — spiega lo storico Aldo Alessandro Mola, il primo a vedere l’archivio a Villa Wanda—che dimostrano come la P2 fosse parte integrante del Grande Oriente d’Italia. Nel 1981, quando lo scandalo è già esploso, il gran maestro Ennio Battelli riconosce aGelli l’assoluta regolarità della sua loggia e gli chiede un favore personale». Inedita è la lettera inviata da Pier Carpi a Gelli il 26 agosto 1979, nella quale lo scrittore e regista si rammarica che il «Venerabile» non sia potuto essere a Pontremoli per il Premio Bancarella dove il senatore Giovanni Spadolini era venuto per poterti incontrare...» perché «ha espresso chiaramente la sua intenzione di aderire alla tua Istituzione perché, come laico e risorgimentalista, si sente vicino agli ideali massonici». Nel 1980 è invece Maurizio Costanzo a scrivere al capo della P2: «Caro Gelli, ho piacere di comunicarti che sta per avvenire in questi giorni un avvicendamento presso il giornale del quale tu, molto affettuosamente, ti eri occupato. Certo, adesso comincia il momento più difficile e spero proprio di non aver bisogno di ricorrere alle tue cortesie...». E le domande di affiliazione alla P2? Quella del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e quella di AntonioMartino, con annesso curriculum vitae, non formalizzata, però, perché l’attuale ministro della Difesa non entrò mai nella superloggia segreta. Ma l’evento di domani ha uno
strascico polemico: nessun rappresentante del Comune di Pistoia parteciperà, perché è stata confermato l’arrivo dell’ex capo della P2 alla cerimonia.

Da Corriere della Sera del 10/02/2006

La "conversione" di Licio Gelli


di Rita Pennarola

Giù le mani da Previti e Cossiga. Dopo l’ironico corsivo del Foglio, che ha così commentato il “passaggio” di Licio Gelli al centrosinistra sancito dalla prolusione di Linda Giuva D’Alema all’Archivio di Stato di Pistoia, siamo andati ad incontrare il venerabile riconvertito ai valori no global. Il quale dice basta non solo alla guerra in Iraq ma anche alle missioni in Afghanistan e Kosovo, spingendosi a chiedere lo smantellamento delle basi Nato in territorio italiano. E parla per la prima volta del suo stretto rapporto con alcuni piduisti eccellenti.

Era nell’aria, ma solo oggi se ne ha piena conferma: la campagna acquisti del centrosinistra che ha dirottato sulle sponde uliviste uomini come Ugo Intini, Domenico Fisichella e, giù giù nel napoletano, il forzista Sergio De Gregorio, mette a segno un colpo da Maestro (è il caso di dirlo) portando a casa un nuovo, valoroso “compagno”, che oggi rilascia interviste ispirate al pensiero no global. Anche perchè lui, quando le cose le fa, preferisce farle fino in fondo. Quindi, se decide di passare a sinistra, ne sposa senza esitazioni le istanze più radicali. Acciacchi permettendo, aspettiamoci d’ora in poi di ritrovarlo a marciare confuso in un corteo di no Tav e, soprattutto, di vederlo scendere in campo per fermare la guerra in Iraq.

Ma certo, stiamo parlando proprio di lui, del Gran Maestro Licio Gelli, fresco di conversione ai valori dell’Unione dopo ottant’anni di onorata militanza nel fronte massonico-conservatore costellato da sospetti di stragismo. Dopo lo storico ribaltamento di fronte, sancito a febbraio dalla donazione all’archivio di Stato pistoiese della parte “presentabile” dei suoi cimeli e la stretta di mano con Linda Giuva D’Alema, autrice dell’altisonante prolusione in veste di archivista, abbiamo chiesto al Venerabile un incontro ravvicinato per capire se la nuova appartenenza ideologica facesse emergere umori, ma soprattutto notizie inedite, sugli scenari politici in atto e sulla recente storia del Paese.

Ci arriviamo proprio mentre il quadro politico italiano sta cambiando faccia, con Giorgio Napolitano nuovo inquilino del Quirinale (fu proprio durante la permamenza di Napolitano agli Interni che Gelli si diede alla latitanza, nel..., il che comportò una richiesta di dimissioni per l’allora titolare del Viminale) ed i ministri del governo Prodi pronti a giurare.

I taxi, ad Arezzo, conoscono bene la strada e in un baleno dalla stazione ferroviaria siamo a Villa Wanda, sulle verdi colline dell’antica città toscana. Poco è cambiato nella struttura dalla nostra visita del 1996, giusto 10 anni fa, eccezion fatta per il pappagallo di casa, che all’epoca lanciava invettive all’indirizzo dell’ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, e che oggi - con il maquillage complessivo del Gelli-pensiero - è stato probabilmente sostituito con un innocuo volatile capace al massimo di dire “ciao”. Impeccabile, cortese ma, soprattutto, più che mai lucido ad onta degli ottantacinque suonati, Licio Gelli ci accoglie nel salottino riservato agli ospiti, sempre uguale, sotto i quadri di famiglia. Al di là del tono bonario da anziano signore di campagna, quel guizzo, nei suoi occhi, è rimasto lo stesso.

La vittoria del centrosinistra alle Politiche 2006 ed il peso decisivo degli italiani nel mondo sulla durata del governo Prodi sono i primi argomenti su cui si sofferma. «Quei diciotto senatori eletti all’estero - esordisce - costeranno allo Stato l’ira di Dio, senza che abbiano alcun reale interesse per le vicende italiane. La loro presenza in parlamento, per giunta, potrebbe essere causa di incidenti diplomatici, perchè rappresentano un fattore di ingerenza su questioni che, per legge, dovrebbero essere riservate ai soli ambasciatori».

Eppure era stato Mirko Tremaglia, un uomo della destra, a battersi per il voto degli italiani all’estero.

Tremaglia io lo conosco bene, era con me nella Repubblica Sociale, ma oggi dovrebbe farsi da parte. Chi ha avallato queste sue iniziative non comprende il valore del denaro.

Considera questo un errore di Silvio Berlusconi?

E perché, non ha commesso errori, Berlusconi? Ma ne ha fatti tanti, anche in quest’ultima campagna elettorale.

Ce ne dica qualcuno.

Tanto per cominciare, io avrei fatto una dichiarazione annunciando il ritiro immediato dei nostri militari impegnati sui fronti esteri. Ma quale missione di pace? In Iraq è in atto una guerra civile, perchè mai noi dovremmo intervenire? Allora siamo di parte... Ma la stessa cosa vale per l’Afghanistan, per il Kosovo... Abbiamo 9000 uomini impegnati in queste missioni, ogni giorno perdiamo vite umane e tutto questo comporta spese militari enormi, mentre il popolo italiano è alla fame. E non solo questo: avrei chiesto il ritiro di tutte le basi americane dal nostro Paese. E’ vero che gli Stati Uniti avevano vinto la guerra, ma sono passati molti anni e il nostro prezzo lo abbiamo già pagato.

Questi “consigli” lei li aveva in qualche modo fatti pervenire all’ex premier?

Beh... in qualche modo il suggerimento gli era arrivato attraverso canali informali ma, come vede, non è stato ascoltato... Se lo avesse fatto, avrebbe superato ampiamente il 50 per cento dei vite.

Che cos’altro avrebbe voluto dirgli?

Che la prima cosa da fare doveva essere quella di guardare alla Cina: attenzione, perchè domani governerà l’Italia... preparatevi, io no, non ci sarò, vi guarderò da una nuvoletta e da lì, per fortuna, non ci sono ancora telefoni...

Torniamo al pericolo giallo.

Guardi, facciamo solo il caso di Arezzo. Qui le industrie italiane si stanno spopolando, ma a Prato nel consiglio d’amministrazione dell’Unione Industriali siedono già due imprenditori cinesi. Sono una massa enorme, hanno solo il 2 per cento di disoccupati ed hanno l’obiettivo di imporre al mondo occidentale la loro supremazia, morale ed economica. Hanno comprato mezza America: se domani chiedono agli Stati Uniti di “rientrare”, crolla tutto il sistema economico occidentale. Non dimentichiamo che gli Usa sono una nazione sfiancata dai costi enormi del conflitto iracheno, un miliardo di dollari al giorno... . E invece l’Italia, di fronte a tutto questo, cosa fa?

Appunto, cosa fa?

Errori, come quella iniziativa dell’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, il quale portò in Cina a spese dello Stato ben 350 industriali utilizzando tre aerei, solo per mostrare che il costo di produzione per qualsiasi oggetto è cento volte più ridotto in Cina che in Italia. Come se ci fosse ancora qualcuno che non lo sa. il nuovo establishment

Da Ciampi a Napolitano: si aspettava la sua elezione al Quirinale?

Giorgio Napolitano è uomo serio e all’altezza. Non lo conosco personalmente, ma so che ha operato bene come presidente della Camera e ministro degli Interni. Ha un solo difetto: 81 anni, che sono tanti. Gli faccio i miei migliori auguri, perchè è difficile governare questo Paese. E qualche volta è anche inutile...

Se fosse dipeso da lei, chi avrebbe visto al Colle?

Ma... avrei visto bene la possibilità di far ripetere il mandato a Francesco Cossiga... sì, il popolo avrebbe tratto grossi vantaggi da un Cossiga bis, perchè è un uomo preparato, disinteressato e, negli anni della sua presidenza, ha svegliato un’Italia che dormiva.

E Andreotti?

Giulio Andreotti è sempre stato il migliore. Se invece che uomo politico fosse stato un manager, negli anni in cui è stato leader di governo avrebbero cercato di ingaggiarlo in tutto il mondo, ma con lui torniamo al discorso dell’età, è del ‘19 come me, e ci sono “dolori anagrafici” che nessuna medicina può guarire.

Vi vedete ancora, ogni tanto?

Ma sa, se capita sono sempre incontri in forma privata...

E Berlusconi? Non vi vedete dai tempi della P2 oppure ci sono stati incontri in questi anni?

Non so, non me lo ricordo...

Torniamo allora per un momento al presidente Napolitano. Lei sa che il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi ha espresso vivo apprezzamento...

Non parlatemi di quel piccolo avvocato di Forlì che percepisce un consistente appannaggio come Gran Maestro, mentre per quel ruolo è previsto solo un rimborso spese.

Passiamo al governo Prodi. Come vede la situazione della risicata maggioranza al Senato?

Più che altro i pericoli sono connessi all’elevato numero dei partiti e all’inevitabile litigiosità per le poltrone. Stia tranquillo che prima di Natale per il governo Prodi ci saranno dei grossi problemi.

Lei, nel frattempo, ha ricevuto il patrocinio del comune di Pistoia, guidato dal centrosinistra, per la cerimonia di consegna del suo patrimonio di documenti storici all’Archivio di Stato. Perché lo ha fatto?

Guardi, quell’enorme patrimonio avrei potuto monetizzarlo, pensi che contiene manoscritti risalenti all’anno mille, lettere di D’Annunzio, preziosi autografi, documenti rarissimi di Napoleone, di Don Bosco. Ho preferito che diventasse pubblico e in questa scelta ho incontrato la grande esperienza di un’archivista come Linda Giuva D’Alema, che ha saputo valorizzarlo con ineguagliabile maestria.

E le carte della P2? Dove sono le centinaia di nomi degli iscritti che, secondo l’ex procuratore capo di Napoli Agostino Cordova, mancavano all’appello dopo il ritrovamento delle liste?

Io Cordova non l’ho mai preso in considerazione. I suoi errori riguardano proprio le indagini sulla massoneria: ha fondato la sua carriera su quell’inchiesta, ma non ha trovato niente di rilevante.

Anche Antonio Di Pietro si è scagliato più volte cotntro i poteri occulti.

Di Pietro a mio parere non ha saputo fare nè il magistrato, nè il commissario, nè il giornalista nè l’uomo politico.

Vi siete mai conosciuti personalmente?

Sì, e lo voglio raccontare. Un giorno, mentre aspettavo di essere interrogato a Milano dalla Guardia di Finanza, sarà stato il ‘92 o il ‘93, ad un certo momento Di Pietro si alzò e mi prese sotto braccio. Cominciammo a passeggiare per i corridoi della caserma. Mi disse: “sa, stiamo per arrestare la segretaria di Craxi, sentirà domani che casino...”. Poi non l’ho più rivisto.

La riforma dell’ordinamento giudiziario avviata dall’ex ministro Castelli a giudizio di molti ricordava quella da lei prevista nel piano di rinascita nazionale. E’ d’accordo?

Si tratta di una riforma rimasta orfana perchè non è stata attuata la piena divisione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri. Nel piano di rinascita io avevo proposto di istituire due diversi concorsi in magistratura. Giudice e pm si dovrebbero odiare, se vogliamo una giustizia equa. Invece continuano ad andare a letto insieme.

Ci sono ancora oggi magistrati o altri personaggi di grosso calibro che fanno riferimento a lei?

Guardi, io la stecca non l’ho passata a nessuno. E cerco di tenermi fuori. Se ci sono magistrati massoni, io ora non li conosco.

Come spiega il fatto che per vicende come le stragi siciliane si scoprono solo gli esecutori ma non si trovano mai i mandanti?

In Italia i processi durano molto a lungo e di certe vicende se ne occupano in tanti, troppi. Ho come l’impressione che l’uno cancelli le prove trovate dall’altro...

Ma è la mafia ad aver bisogno dei politici, o viceversa?

Io penso che sia una certa politica a ricorrere alla mafia per beneficiare di tutte le possibilità, anche economiche, di cui dispongono le organizzazioni.

E la mafia cosa ottiene esattamente in cambio? Solo appalti, protezioni, o qualcos’altro?

Ma sa, la Sicilia è un caso particolare.

In che senso?

In Sicilia in qualche modo “nascono” mafiosi. Me lo disse una volta il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Qual era esattamente il suo rapporto col generale Dalla Chiesa?

Era un rapporto magnifico, leale. Lui era iscritto alla P2 così come suo fratello Romolo, altro generale dei Carabinieri morto proprio nelle ultime settimane. Ma l’uno non sapeva dell’altro. Era la nostra regola.

A quale periodo risale il suo stretto rapporto con Carlo Alberto Dalla Chiesa?

Credo che ci conoscemmo a metà anni settanta, a Roma. Molto prima, quindi, che venisse mandato in Sicilia.

Che cosa aveva scoperto in Sicilia, secondo lei, Dalla Chiesa?

Non lo so, so solamente che fu mandato giù in Sicilia dopo “lo scandalo nello scandalo” (il ritrovamento degli elenchi della P2, ndr).

Comunque oggi, a parte Berlusconi, molti ex piduisti rivestono cariche di potere. La massoneria è ancora così forte?

Mi raccontano che nel GOI c’è una continua emorragia. Quella che fa capo a Palazzo Vitelleschi mi sembra una massoneria più seria. Quella della P2 era tutta un’altra storia. Abbiamo dovuto subire quello che io chiamo “lo scandalo nello scandalo”, persecuzioni, processi, e alla fine sa cosa è successo? Che la Corte di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano a chiedermi scusa e a risarcirmi con 22 milioni. Dopo tutto il denaro che la commissione Anselmi aveva fatto spendere per non approdare a nulla.

Le associazioni segrete, però, sono illegali. Al tempo della P2 questa legge non esisteva.

Noi eravamo la punta di diamante della loggia di Palazzo Giustiniani, come dimostrano le lettere che conservo in archivio, ci occupavamo di tutta l’assistenza di cui avevano bisogno i massoni italiani. Il gran maestro Salvini veniva da noi, ci portava le richieste e noi davamo seguito.

Di che tipo furono i rapporti diretti con il mondo politico?

Basti pensare che tra le nostre fila c’erano sei ministri, magistrati, generali, banchieri. Oggi esistono 18 Orienti, tutti si considerano massoni ma in realtà quasi nessuno ha un reale potere.

Quali erano i principali ambiti della vostra influenza?

Prima di tutto i rapporti con l’estero. Non dimentichiamo che esistono Paesi, come la Gran Bretagna e la Svezia, dove re e gran maestro sono la stessa persona. La massoneria, quella vera, è preclusa alle donne, per questo in Inghilterra si attende l’ascesa al trono di Carlo, mentre attualmente gran maestro è il duca di Kent.

I rapporti fra massoneria e Casa Bianca?

Vado a memoria: trentanove presidenti degli Stati Uniti sono stati massoni, compreso Bush padre. Del figlio non so.

Con raggruppamenti internazionali come Illuminati e Trilateral che tipo di connessione esisteva?

Sì, c’erano rapporti, quando esisteva la riservatezza e questo consentiva alla massoneria italiana di avere una grossa influenza.

Cosa sa degli incontri supersegreti fra big mondiali dell’economia denominati Bilderberg?

Personalmente non ho mai avuto contatti diretti, ma persone che li frequentano me ne dicono un gran bene.

A proposito degli Usa, che ci dice di quel famoso elenco dei cinquecento di Sindona?

Non è mai esistito. Più di una volta avevo detto a Sindona, quando era in America, vedendo in che guai si trovava: dammelo, questo benedetto elenco, magari possiamo vedere di commercializzarlo... Sa cosa mi rispondeva? “Ma non sono 500, sono 500 mila gli italiani che hanno portato soldi all’estero”...

Che rapporti ha avuto lei con il Vaticano?

Non ho mai conosciuto nè Giovanni Paolo II - che a riempito le piazze, mentre avrebbe dovuto riempire le chiese - nè Ratzinger. Di Marcinkus so che era sempre circondato da belle donne.

E con l’Opus Dei?

La definiscono la massoneria bianca. E’ un’organizzazione molto potente.

Quanto potente?

Oggi sicuramente più della massoneria.

Oltre un centinaio fra esponenti della cultura e della sinistra pistoiese hanno espresso il loro fermo dissenso rispetto alla scelta di inserire nell’archivio di stato il patrimonio documentale donato da Licio Gelli. “L’archivio e la collezione Licio Gelli”: questa la denominazione ufficiale attribuita dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana alla mole di documentazione donata, che è stata suddivisa dagli esperti in tre sezioni. La sezione “Documenti” si compone di carte, materiale a stampa, oggetti e foto relativi alle vicende personali e alle attività svolte da Licio Gelli: quella politico-imprenditoriale e quella letteraria (seconda sottosezione). Nella seconda sezione, denominata “Oggetti”, si conservano doni particolari ricevuti da Gelli, o cimeli come le macchine da scrivere. Nella terza, intitolata “Libri“, sono riunite antiche pubblicazioni come la Bibbia illustrata dalle litografie di Salvator Dalì del 1964.

«Il Comune di Pistoia - si legge nel documento di protesta - decorato con medaglia d’argento conferita per il contributo offerto alla guerra di liberazione, ha deciso di offrire il proprio patrocinio ad una iniziativa della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana e dell’Archivio di Stato di Pistoia, promossa l’11 febbraio a seguito della donazione del proprio archivio e collezione, disposta da Licio Gelli, noto esponente del regime fascista, doppio e triplo giochista durante la Resistenza, capo della loggia P2, redattore del sedicente “piano di rinascita democratica”». Una scelta «sbagliata e gravemente lesiva della storia della città e del suo territorio provinciale», scrivono i firmatari del documento, fra cui esponenti dell’Arci e di Libera, i quali sottolineano come «la scelta del Comune di Pistoia sia del tutto estranea alla storia della città e rappresenti un cedimento politico gravissimo che, grazie ad un “tempismo” inquietante che lascia esterrefatti, viene a collocarsi nel pieno della battaglia politica per la difesa della costituzione repubblicana».

Rincarano poi la dose sulla presenza alla cerimonia di Linda Giuva D’Alema, relatrice del convegno insieme allo storico della massoneria Aldo Mola, intimo di Gelli al punto che ne sta scrivendo la biografia: «non vogliamo neppure prendere in considerazione l’ipotesi che la ragione della scelta di concedere il patrocinio vada ricercata nel particolare prestigio di alcuni dei relatori di cui è previsto l’intervento nel corso dell’evento, di fronte al quale ogni altra considerazione etica e politica sarebbe stata relegata in secondo piano. Saremmo, in questo caso, di fronte ad un elemento aggravante che testimonierebbe l’esistenza di atteggiamenti di opportunismo intollerabili per la dignità di tutti». Infine l’attacco alle forze politiche dell’Unione: «ci sembra necessario ed urgente che gli organismi dirigenti provinciali dei partiti del centro sinistra si pronuncino chiaramente su questa vicenda».

I Ds, invece, sono andati avanti per la loro strada. «Linda Giuva, nel suo intervento all’incontro di presentazione - ricorda Carlo Vivoli, direttore dell’Archivio di Stato di Pistoia - ha fatto riferimento ad una vera e propria sfida per gli archivisti che dovranno impegnarsi a “restituire il contesto documentario all’interno del quale l’archivio si è formato, a svelare le logiche che ne hanno guidato la sedimentazione, la selezione e il montaggio…”».

Nelle 33 buste presenti all’interno della prima sezione si ritrovano in ordine cronologico foto, documenti, tessere, passaporti, lettere, stellette ed alamari. Tutti cimeli collegati alle vicende personali di Gelli e a quelle di stretti familiari come il fratello Raffaello, morto in Spagna combattendo con le truppe di Franco, o alla madre Maria e al padre Ettore, mugnaio a Pistoia. 80 sono i faldoni che contengono la monumentale rassegna stampa dal 1981 al 1999: vi si trovano articoli sulle vicende del Banco Ambrosiano, della P2, della strage di Bologna, del caso Moro ed altri misteri della storia italiana rimasti irrisolti. Presenti inoltre le interviste rilasciate da Licio Gelli tra il 1981 e il 2004 ma soprattutto undici buste pari a «quasi duemila fascicoli - spiegano all’archivio di Pistoia - intestati a singoli corrispondenti o a specifiche questioni, che conservano il carteggio tra Licio Gelli e varie personalità della politica, della cultura, del giornalismo e del mondo economico, dagli anni ’70 del secolo scorso sino ai giorni nostri». Inoltre, i volumi contenenti gli atti della commissione parlamentare di inchiesta sul caso Sindona e di quella sulla loggia massonica P2. Non mancano poi le migliaia e migliaia di pagine relative all’opera letteraria di Gelli.

Una montagna che, nonostante la buona volontà di Giuva, sembra aver già messo in crisi gli archivisti pistoiesi. «Rispetto alle carte di Licio Gelli - conclude Vivoli - non so se saremo in grado di mettere a punto gli strumenti capaci di verificare e contestualizzare i documenti presenti, così come di ricomporre, almeno sulla carta, ciò che in questo archivio non c’è più o non c’è ancora, penso alle carte sequestrate dalla magistratura, ma anche alle tracce di documenti che non si sa come fossero finiti nella disponibilità di Gelli. Temo che non sia facile far fare questo salto di qualità all’Archivio di Stato di Pistoia, ma cercheremo di fare tutto il possibile».

Da La Voce della Campania del 14/06/2006


LIBRI E POESIE DI LICIO GELLI


LICIO GELLI - Accademico dei Micenei
(Da sn.) Gelli riceve il Premio "S. Domenichino" dal Presidente della Giuria Alesssandro Quasimodo
Nato a Pistoia nel 1919, vive ad Arezzo.
Poeta, narratore, saggista e pubblicista molto noto, ha svolto da moltissimi anni un'intensa attività giornalistica. È stato più volte inviato speciale. Ha collaborato con vari giornali e periodici italiani, tra i quali: Il Piave, Mondo Libero, La Gazzetta di San Severo, I Giorni, Cultura e Ambiente, Flash, Alfa Omega, Corriere di Roma e Oggifuturo.

Ha pubblicato, ad oggi:

Poesia: "Luce di stelle alpine" (1959-71), "Poesie del silenzio" (1990), "L'albero delle poesie" (1992), "Il mulino delle poesie" (1992), "A Wanda…Poesie" (1992), "Il cassetto delle poesie" (1993), "Pensieri poetici" (1993), "Incontri all'alba" (1993), "Conchiglie" (1994), "Canzone per Wanda" (1994), "Raggi di luce" (1994), "Gocce di rugiada" (1995), "Farfalle" (1995), "Perle del cielo" (1996), "Come bionde sirene" (1996), "Trucioli di sogno" (1996), "Frammenti di stelle" (1996), "Riccioli d'oro nel vento" (1996), "Nel nome del padre" (1996), "Miti nella poesia" (I vol. - 1996), "Canto dagli abissi" (1997), "Miti nella poesia" (II vol. - 1997), "Miti nella poesia" (III vol. - 1997), "Il tempo felice di quando soffrivo" (1997), "Il tempo dell'amore" (1997), "Cantici" (1998), "Rose e spine" (2000), "Luna a colori" (2000), "Al nome di donna… una poesia" (2000), "Poesie - 1959/1999" (2001), "Petali di margherita" (2002), "Stelle filanti" (2002), "Rimembranze di primavere perdute" (2003), "Ricordi lontani" (2003);
"Opera omnia" (2004); "Ho finito l'inchiostro" (2004)

Narrativa, Saggistica, Statistica: "Fuoco! Cronache legionarie - Spagna" (1939), "E la morte a paro… a paro" (1940), "Anno del gran perdono e ritorno" (1950), "Nozioni Commerciali - Settore vendita" (1952), "La verità" (1989), "Come arrivare al successo" (1990), "Fuoco! Cronache legionarie di Spagna" (Ristampa - 1991), "Racconti e storie" (1991), "Banco Ambrosiano - Una favola triste all'italiana" (1991), "Il ritorno di Gesù" (1992), "Uomini dal cielo" (1994), "Lo strizzacervelli" ( 1994), “Bagliori d'immagini" (1994), "Dossier Spagna" (1995), "C'era una volta messer Leonardo" (1995), "Gli ultimi cavalieri" (1995), "Lettera a Wanda" (1997), "Il potere dei vis" (1999), "La linea del Piave" (1999), "Il falco" (1999), "Lacrime d'oro" (2000), "La verità dei giudici sulla loggia P. 2 " (2001).
Il libro "Canzone per Wanda" è stato tradotto in Bulgaro, Svedese, Georgiano, Rumeno, Croato, Russo e Inglese.
Numerosissimi i Premi Letterari conseguiti; dal 1963 al 2001 se ne contano oltre 200.



ALCUNI GIUDIZI DELLA CRITICA:

Michele Alemanno, Rettore Accademia Internazionale dei Micenei:
- ''... Gelli valica ogni confine materiale per offrire un canto cristallino dai ritmi sempre nuovi e sempre più toccanti ".

Prof. Campana, Direttore Scolastico Scuole di Verdun, Francia:
- ''... La poesia del poeta Gelli scaturisce dal profondo dell'animo e inonda il lettore di quel sentimento derisorio e violento che si chiama vita''.

Prof . V.G. Tyminsky, Senato Accademico delle Scienze Naturali della Russia, Mosca:
- ''... Il poeta Licio Gelli invita il lettore a oltrepassare i limiti della propria mente e a diventare il complice dell'autore. Questa caratteristica particolare del poema 'Canzone per Wanda' ne fa un'inimitabile capolavoro di arte poetica...".

Prof. Teodor Maghiar, Rettore Università di Oradeo, Romania:
- ''... Il poeta Licio Gelli è un grande artista raffinato e le sue poesie infondono speranza, fede e vitalità al genere umano. Egli dà forza alla gente disperata, richiamandola ad amarsi e riconsiderare gli antichi valori dell'umanità''.
Avv. Antonio Della Rocca, Pretore Onorario Pretura Penale di Roma:
- ''... La poesia di Licio Gelli è un grido di riscossa un grido di espiazione, un grido di speranza, un grido di resurrezione, un grido di trionfo''.

Prof. Augustin, Rappresentante culturale Oradea, Episcopato Ortodosso-Romano, Romania:
- ''...Esaminate le opere poetiche di Licio Gelli, lo consideriamo uno dei maggiori esponenti della poesia europea''.

Associazione Artistica e Culturale 'Lovro Jezek', Bistrica, Croazia:
- ''... Nello stile dei versi di Gelli risuonano motivi universali di una rara e ineguagliabile perfezione''.

Dr. Aldo Chiarle, Direttore del giornale 'Liguria oggi':
- ''... Il poeta Licio Gelli è indubbiamente una delle voci più alte della poesia italiana''.

Prof. O. Basarbaev, Ministro della Cultura dello Stato Kryghyaz, candidato al Nobel 1993 per la poesia:
- ''...Licio Gelli è un vero e autentico poeta. La sua lirica canta la speranza e l'amore, il rispetto dei valori essenziali umani, la tolleranza e l'aspirazione per il bene''.

Prof. Pajkob, Rettore di Khudjand, Tajikistan:
-''... La lirica del poeta Licio Gelli canta la fede, la giustizia Divina, i valori comuni a tutta l'umanità''.

Prof. Dusan Rapo, Università di Zagabria, Croazia:
- ''... Le poesie del poeta Gelli rappresentano una sottile analisi della vita interiore dell'uomo, specialmente in in situazioni considerate catartiche, come la sofferenza il dolore, la paura la malattia e l'agonia''.

Prof. V. Vanslov, Accademia delle Belle Arti, Mosca, Russia:
- ''... E difficile menzionare un autore moderno come Licio Gelli, i cui versi lirici abbiano la stessa forza di generalizzazione e tutta la singolarità spiccante del suo mondo spirituale Attraverso il mondo spirituale del poeta si sente tutta la storia.

Di lui hanno anche scritto: Carlo Marchese, Gino Spinelli de' Santelena, Pier Carpi, Augusto Alessandri, Teodosio Martucci, Piero Cernetti, Giuseppe Laterza, P. Citati, Ornella Ferrero, Guerino d'Alessandro, Ferruccio Monterosso, Anna Curcio.

“…La natura ed il quotidiano, l'animo e l'ambiente, l'etica e l'arbitrio, la li­bertà ed il condizionamento in tal modo si rivelano le strutture portanti di tutta la poesia gelliana. Ma bisogna legger­la e riflettere su di essa per farsi l'idea di quale energia ispirativa sia dotato il Poeta che si serve del verso per esprimere tensioni inconsce e ragionate di critica chiarificatrice. Un modo per considerare come il Poeta ha per noi compreso come pochi la forza odierna della poesia, la sua vitalità, la sua esistenza che si ragguaglia e si con­fronta tra l'utopia e l'autentico, la natu­ra e la storia, la civiltà e la violenza. Fattori che si manifestano i momenti focali che carat­terizzano l'aspetto lettera­rio di Gelli che collega la trascendenza all'immanen­za, il mistico alla realtà della vita. Una poesia che evidenzia lo stimolo della ricerca navigando tra gli anfratti della contraddizione e ne sigilla con l'atten­zione del verso l'efficacia del richiamo correttivo sen­za peraltro sconfinare nel discutibile della morale. Il profeta dell'utopia ed il calibratore dell'essenziale vivono così l'intesa di un sotterraneo accordo evocativo, desideroso di far­si spinta di una nuova vita umana osservata più in sintonia di poesia.”

Giuseppe Martucci

“…La poesia gelliana, di natura ingenua ma ricca di ele­menti culturali, è riconoscibile dallo stile discorsivo, alieno da forzature retoriche, metriche e di rima, estraneo al dettato di scuole o di correnti, tutto vibrante di una musica inte­riore pluritematica che, nell'assecondare il ritmo della sua vena fluida e scorrevole, a tratti piana, a tratti impetuosa, si ripropone liricamente in variazioni su temi costanti. Essa accentra nella matrice della memoria due coordinate essen­ziali: il senso angoscioso degli affanni per le ingiustizie subite e la tendenza spirituale a trasfigurare liricamente la sua anima in un sentimento di riconciliazione. I motivi ispiratori, quali gli affetti, l'amore per Wanda, la riflessione sulla propria vita, sul dolore, sulla solitudine, sulla società contemporanea, la fede religiosa e i sentimenti umanitari, i miti antichi, appaiono modulati secondo una Weltanschauung idealistica sottesa da forte tensione estetica ed etica che anela all'armonia, all'assoluto, all'eternità.
Immergersi nel vasto mare dei versi di Gelli significa intraprendere con lui uno straordinario viaggio nell'incon­scio che, elaborando il vissuto a livelli subliminali, fa luce sul vero senso della vita, in virtù del quale il poeta, senten­dosi finalmente libero e in armonia con l'universo, si appro­pria dell'esistenza come vocazione divina nell'uomo, e tende a ri-crearla liricamente attraverso la parola poetica.
Sempre, nelle afflizioni e nella disperazione, mirando a realizzare un consuntivo della propria vita e un bilancio interiore, egli si affida al recupero memoriale irrorato dalla sacertà degli affetti, nella certezza che solo il calore umano dei suoi cari può infondergli speranza e lucidità di visione…”

Grazia Marzulli

“…Il richiamo alla patria è assai frequente, ma più continuo ancora il sospiro verso l'umanità che vede sofferente e assetata d'amore; il senso della vita, ancora una volta, come per il Pascoli, sta nel procacciarsi fratelli; ai vili che tradiscono, ai fraudolenti che ingannano, il poeta asse­tato di sociale solidarietà e fratellanza (nel settecentesco richiamo di "libertà, eguaglianza e fraternità", insito nello
svolgersi del suo cammino etico supre­mo), tende le sue forze a fondare una co­munità migliore. Assumendo ciò che serve allo scopo, l'Autore vuol ridurre pen­sieri e sentimenti, fatti e ideologie, a unità morale, per la nuova e migliore società del domani, affinché la bruttura del male di cui gli uomini si macchiano, più per ignoranza che per altro, venga estirpata per sempre dalla vita dei mortali.
Alla stregua di Jules Romains che aveva detto in La vie unanime: «bisognerà pure che un giorno diventiamo l'umanità», Gelli afferma che occorre abbracciare tutti gli uomini fasciati dai mistero delle cose e della natura poiché tutti portano nel cuore una «solinga lampada di tomba» nel «lento trasmigrare di pensieri, lungo archi di tempo»…”.

Augusto Alessandri

Collegamento: Micenei.it