Dopo anni di silenzio, ormai vecchio con il vigore e la memoria di un fanciullo, Licio Gelli rilascia un’intervista ad Attilio Ievolella del Tempo. Parla di tutto il Maestro Venerabile, della P2, di Berlusconi e… di una fantomatica terza organizzazione. Creata da una persona ancora in vita, la terza gamba della P2 avrebbe dovuto aiutare nell’attuazione del “piano di rinascita democratica”.
di CLAUDIA MIGLIORE
E’ una lunga storia quella che vogliamo raccontare. Una storia che ha attraversato gli anni bui dell’Italia, gli anni del terrorismo, della crescita economica, della contestazione. E’ la storia d’Italia, quella che più di ogni altra ha rappresentato il nostro paese e, forse continua a rappresentarlo. E’ la storia del potere, di come sopravvive, di come regola gli affari, le comunità. Di come tiene in mano gli interessi di pochi e la vita di molti. E’ la storia di relazioni ed intrecci che superano i confini, gli schieramenti politici, quelli religiosi. E’ una storia lunga che nasce nel 1877, passa per il 1969 ed arriva fino ad oggi, ad un’intervista rilasciata al giornale il Tempo che rimette di nuovo tutto in discussione.
Il 1981 è un altro anno importante. La sua fine apparente. Nel mese di luglio una giovane donna viene fermata all’aeroporto di Fiumicino. La valiga che porta con se le viene sequestrata e perquisita. Nel suo doppio fondo vengono ritrovati documenti segreti. Da quella valigia, tra le tante verità, viene fuori ufficialmente il “piano di rinascita democratica”. Quella giovane donna di nemmeno 30 anni è Maria Grazia Gelli e suo padre nel mese di settembre dell’anno successivo verrà arrestato per poi fuggire. Quel piano rappresenta la carta programmatica della P2, le linee strategiche di un nuovo potere che si propone il controllo totale della stampa, del sindacato, della magistratura, attraverso l’utilizzo di fondi e l’inserimento di figure chiave nell’economia, nell’esercito, nel governo, assorbendo gli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l’informazione. “Con la P2 avevamo l’Italia in mano. Con noi c’era l’Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia”. Il piano avrebbe avuto un sicuro successo. Ma le cose andarono diversamente. Tra quel 1981 e il 1984 c’è la caduta del governo, la pubblicazione delle liste degli iscritti, una commissione parlamentare d’inchiesta. La nascita del nuovo governo. Lo scioglimento definitivo della P2.
Nel 1984 la Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Tina Anselmi chiude i suoi lavori parlando della P2 come di “una piramide al cui vertice c’è Licio Gelli … e sopra di essa un’altra piramide rovesciata che vede il suo vertice inferiore in Licio Gelli punto di collegamento tra le due”.
La P2 finisce con quelle ed altre parole lasciando dietro di se una scia di misteri sul suo coinvolgimento nelle più grandi stragi d’Italia (il treno Italicus, Bologna, Ustica, Piazza Fontana, il rapido 904), negli omicidi di Calvi, Pecorelli, Olof Palme, Semerari, nel colpo di stato militare in Argentina, nel tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese, nel tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti, nel falso rapimento Sindona, nel tentativo di depistaggio durante il rapimento Moro, nei rapimenti Bulgari, Ortolani, Amedeo, Danesi, Amati, nei rapporti con la banda della Magliana e la banda dei Marsigliesi, nel crack di Sindona, in quello del banco Ambrosiano, nel caso Rizzoli-Corriere della Sera.
La P2 viene archiviata, i misteri diventano storia. Solo il suo più grande protagonista conserva le risposte alle migliaia di domande fatte, solo lui, il grande burattinaio, conosce la verità e a 92 anni non intende ancora tirarla fuori.
(15 febbraio 2011)
Nessun commento:
Posta un commento