lunedì 31 gennaio 2011

"C'è un Piano ancora attuale"



Parla Licio Gelli: "Eravamo pronti ad attuarlo 20 anni fa. Con qualche modifica sarebbe utile anche oggi".


Per l'Italia la loggia P2 (e Licio Gelli) sono come ombre perenni, mai completamente illuminate dalla luce. L'ultimo, in ordine di tempo, a riaprire questo libro è stato Bruno Rozera, prefetto massone in pensione, parlando, tra l'altro, in un'intervista a L'Espresso, di un «livello superiore a Gelli». Ma da questi arriva una versione diversa, ovvero la citazione di una terza organizzazione («compagna» di P2 e Gladio) per l'attuazione del «Piano di rinascita democratica». Come si chiama questa «terza gamba»?
«Mi dispiace, ma non ricordo, davvero... Eppoi la P2 è un capitolo chiuso, ormai». Così, mistero si aggiunge a mistero, nonostante il «Maestro Venerabile» della P2, prossimo ai 92 anni, intervistato a «Villa Wanda», sua residenza a Castiglion Fibocchi, piccolo paese della provincia di Arezzo, si schermisca: «Guardi, oramai dell'Italia mi interessa nulla... alla mia età, si figuri. Sono vecchio, ormai». Per poi aggiungere, sibillino: «Però se soltanto avessi venti anni di meno, rifarei il "Piano" e lo attuerei...».
Vede che si ritorna sempre lì? A un passato fatto di massoneria, loggia P2, "Piano di rinascita democratica", accuse di eversione...
«Le ripeto, per me è un capitolo chiuso, la P2, chiuso in maniera definitiva. Ho addirittura donato tutti i miei documenti all'Archivio di Stato di Pistoia».
Avrà tenuto per sé i carteggi più «delicati», dica la verità...
«Assolutamente, non ho conservato nulla... perché avrei dovuto conservare ancora? Certo, se avessi avuto la sua età, probabilmente avrei tenuto ancora quelle carte... Ma ho un'altra età rispetto alla sua, così mi sono voluto liberare di tutto. Me ne voglio andare tranquillo, tranquillissimo, da ogni punto di vista. Tenga presente che ho preso quella decisione anche contro il volere dei miei familiari, ma siccome era materiale mio, anche se loro non erano d'accordo, ho deciso così. Ho sfidato anche loro. C'era tanto materiale da poter monetizzare, ma oramai non ho nulla da guadagnare e nulla da perdere. Tanto per farle capire, all'Archivio di Stato mi hanno detto che molte cose sono secretate, perché alcune persone sono tuttora vive».
Eppure lei stesso ha, ironicamente, detto di volere chiedere i diritti di autore, alla luce di quanto aveva programmato nel "Piano di rinascita democratica". L'impressione è che quel Piano sia sempre lì sul tavolo, e non in un archivio...
«Quel Piano, come lo chiama lei, non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi venti anni di meno. All'epoca, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo riusciti ad attuarlo... In quel momento avevamo in mano tutto: la Gladio, la P2 e... un'altra organizzazione, che ancora oggi non è apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora viva tutt'oggi, nonostante abbia oramai tanti anni... Avevamo tre organizzazioni... ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente messo in pratica il Piano. Che, sia chiaro, era valido allora e sarebbe valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il Piano non saremmo arrivati alla situazione che, in Italia, si vive oggi...»
Qual era questa terza organizzazione?
«Mi dispiace, ma non ricordo, davvero...»
Sempre punti oscuri. Come quello relativo all'effettivo numero di iscritti della P2: oltre 900 quelli compresi nella lista rinvenuta nel 1981, almeno 2500 secondo la relazione della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Tina Anselmi.
«Le dico, non mi ricordo, davvero, quanti erano gli iscritti della P2... Piuttosto...»
Piuttosto?
«Avrei voluto parlare con la Anselmi, ho anche chiesto di organizzare un incontro, per dirle che sono stati i suoi collaboratori a tradirla. Non a caso, abbiamo potuto smentire tutto ciò che era stato detto e scritto all'epoca... In quel momento furono dette tante stupidaggini, e anche la Anselmi ne avrebbe beneficiato, perché aveva la possibilità di diventare presidente della Repubblica: la Democrazia Cristiana l'avrebbe votata, e anche ai comunisti non sarebbe parso vero per il colpo che era stato messo a segno».
A leggere le carte, però, sembra andata diversamente. E anche a considerare i tanti, troppi misteri. Come, ad esempio, il rapporto con la Chiesa.
«Tenga presente che era prevista la scomunica finanche per i laici iscritti alla massoneria. Poi, ci fu un cambiamento: la scomunica, secondo quanto stabilito dal Vaticano, poteva essere emessa solo nei confronti degli ecclesiastici. Ma sappia che i religiosi iscritti alla massoneria erano svariati, all'epoca, anche di alto grado. E non venivano mai citati, perché appartenevano a un altro elenco...»
Appunto, l'ennesimo mistero... Tornando all'attualità, oggi, sembra di rivedere molti punti del «Piano di rinascita democratica»: ad esempio, la riforma della giustizia e la divisione del fronte sindacale... E lei ha espresso un giudizio positivo, tempo addietro, su Berlusconi e sul suo Governo.
«Precisiamo: il giudizio era positivo»
Oggi, invece?
«Negativo»
Cos'è cambiato?
«Senta, quando due persone si sposano, fanno questa scelta con ardore, con calore. Poi, succede che, dopo tre, quattro anni, decidano di separarsi... Perché? Semplicemente perché sono venuti a mancare quei principi, quei valori. Ecco, anche lui, Berlusconi intendo, è venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse... E ricordi che l'ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo... l'ho anche aiutato, quando ho potuto...»
E in cosa è venuto meno Berlusconi?
«Ma pensi anche a questo puttanaio delle ultime settimane... Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità di "saperlo fare", eppoi esiste pur sempre un limite. Invece lui continua... ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l'Italia. Ma nessuno gli dice nulla... Ha commesso un reato? Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quantomeno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati».
Pare di capire che avete puntato sul cavallo (politico) sbagliato...
«Guardi che politici validi, come Cossiga e Andreotti, non ci sono più. E un discorso simile vale anche per generali e ufficiali. Ma lei ha presente l'esercito italiano? Anni fa era un esercito per il Paese, non un esercito a cui si chiede di ripulire le città dall'immondizia, mentre i netturbini sono in cassa integrazione. Oggi, invece, mandiamo i soldati in Afghanistan e in Iraq: a noi cosa interessa? Da tutto ciò noi abbiamo ricavato solo morti! E io mi chiedo: ma le autorità italiane non si vergognano mentre baciano le bare dei soldati uccisi? Ripeto, non abbiamo alcun interesse ad andare in quei Paesi, eppure quei soldati sono morti perché quelli che baciano le bare, hanno deciso di mandarceli... Lei pensa che questo sia un Paese serio?».

Attilio Ievolella per Il Tempo.it, 28 gennaio 2011

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