domenica 15 gennaio 2012

Lucia Visca e 'Propaganda. L'origine della più potente loggia massonica'



Lucia Visca
Propaganda. L’origine della più potente loggia massonica
prefazione di Gian Carlo Caselli,
Castelvecchi, 2011
ISBN 978-88-7615-611-3
pp. 190, euro 14,00



Scrive Lucia Visca nella premessa al suo libro Propaganda. L’origine della più potente loggia massonica edito da Castelvecchi:
Se è esistita la P2, se è vero che esiste la P3 e perfino la P4, non può che esserci stata anche la P1. Perché le logge si numerano così, da quando Salomone edificò il Tempio. Mai loggia può chiamarsi come la precedente. Rinascere sì, come l’Araba Fenice. Ma il nome deve essere diverso, basta un numero ordinale a fare la differenza. Al contrario dell’Araba Fenice, che rinasceva ogni volta più bella, quando si tratta di loggia P, anni e malavvezzo senso della cosa pubblica sono andati deteriorandola. Ogni volta peggio, ogni volta più segreta fino a sfumare nell’incertezza […] Sempre che il moto primo, quella loggia Propaganda nata alla fine dell’Ottocento, sia stata cosa onorevole. Ma questa è un’altra storia, da analizzare con cura a tempo debito.
Il testo di Lucia Visca – giornalista e autrice, sempre per Castelvecchi, di un testo su PPP dal titolo Pier Paolo Pasolini, una morte violenta – è una storia d’Italia alternativa (o parallela, se preferite) in cui si tratteggiano “a tinte vivide alcune vicende che hanno attraversato e tuttora sembrano attraversare i Palazzi del potere”, per usare le parole di Gian Carlo Caselli che firma la prefazione.
Lo studio della Visca prende in esame diversi periodi della storia d’Italia, dallo scandalo della Banca Romana al fascismo che scioglie le logge e poi la ricostituzione della P a opera degli americani; si parla di De Mattei, di Noschese, di Gelli e di Fabrizio Cicchitto a cui è dedicato un intero capitolo.
L’Appendice è molto densa: oltre al testo della legge del 1982 per lo scioglimento della P2, alla bibliografia e ad alcune immagini di documenti, abbiamo bel sessantuno pagine con l’elenco alfabetico degli iscritti alla P2. Una nota in calce ci avvisa che “i nomi e le informazioni tra parentesi sono annotazioni dello stesso Gelli. Il resto è frutto della ricerca dell’autrice”. A leggerli tutti, con tanto di titolo e ruolo rivestito nella società civile, si prova una vera e propria vertigine…


Tratto da BookBlog, 15 gennaio 2012

mercoledì 30 marzo 2011

La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi, a cura di Anna Vinci

Titolo La P2. Nei diari segreti di Tina Anselmi
Dati XXVI-548 p., brossuraPrezzo € 16,60Prezzo IBS € 13,28Editore ChiarelettereCollana ReverseEAN 9788861901698

la P2: 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di finanza, 22 generali dell'Esercito, 4 generali dell'Aeronautica militare, 8 ammiragli, direttori e funzionari dei vari servizi segreti, 44 parlamentari, 2 ministri dell'allora governo, un segretario di partito, giornalisti, imprenditori, faccendieri, magistrati...

Trent’anni dopo, una stagione critica per le vicende della democrazia rivive nelle pagine private del diario che Tina Anselmi – alloraPresidente della Commissione parlamentare d’indagine sulla P2 – tenne giorno per giorno, dal momento dell'incarico (che accettò con grave senso di responsabilità, dicembre 1981) fino al momento dello scioglimento della Commissione stessa, nel 1984. Un impressionante caleidoscopio di “pizzini” che – riletti oggi come testimonianza in presa diretta di un momento drammatico – assumono una duplice valenza.
Da un lato, quello di referto di un’autopsia compiuta sul “corpo sociale” di un paese. Un paese mite che la storia ha posto su di un crinale delicato (come viene efficacemente definita l’Italia nella prefazione firmata da Giovanni Di Ciommo, Segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2), cerniera geopolitica cruciale per gli esiti della guerra fredda, in quella violenta contrapposizione fra sistemi che fra gli anni sessanta e i settanta declinò nella forma eversiva delle stragi di stato.
Dall’altro lato, i diari privati della Anselmi sembrano il tracciato di un sismografo che registra i turbamenti di una paladina della Repubblica, nel momento in cui lo Stato mostra i segni di un inquinamento forse irreversibile dei propri presìdi.
Pubblico e privato, insomma, si mettono a nudo sotto la lente particolare di una “donna dello Stato” che ha sempre inteso con serietà il suo compito istituzionale, ma che proprio dalle istituzioni fu lasciata sola.
La pervasività della loggia massonica, a tutti i livelli della vita politica e finanziaria del Paese, fustraordinaria: oltre ai parlamentari, risultarono nelle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi i nomi di giornalisti, imprenditori, militari, agenti dei servizi segreti… ce n’è per tutti, ma i conti non tornano, perché Gelli – un passato da dirigente alla Permaflex – emerge come una figura di non irresistibile carisma o intelligenza.
“Sproporzione fra la mediocre statura di Gelli e le sue entrature”, annota Anselmi su un foglietto nell’aprile ’82.
Ed è proprio per proteggere quelle “entrature” che si mette all'opera un insabbiamento potentissimo, un depistaggio che rende difficile leggere con certezza i segni dell’avvenuto tracollo della Repubblica.
Sì, la sensazione è che tutto quel che accade attorno alla pubblicazione delle liste, e in seguito alle vicende del crac del Banco Ambrosiano, fosse nella migliore delle ipotesi un “chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati”, se è vero che nel marzo 1983, Formica sosteneva che “comunque la P2 rappresenta la fine della Repubblica”.
Figure che hanno occupato saldamente il centro della scena politica per decenni (e alcune delle quali, a dirla tutta, sono “ancora in pista”) si avvicendano, in questo carosello letale, fatto di intrighi, trame eversive, riciclaggio e un attentato sistematico alla vita democratica, celebrato sotto la sigla sfuggente di “Piano di rinascita democratica”, pianodel quale Gelli rivendica orgoglioso il copyright e dal quale, sostiene, “…. tutti hanno preso spunto”.
In appendice al libro, la lista completa degli affiliati alla loggia massonica Propaganda 2, meglio conosciuta con l’acronimo P2.
Lampi di involontaria comicità rischiarano qua e là l’angoscia che la lettura del libro trasmette, come per esempio quando la Permaflex risponde alle sollecitazioni di Gelli in merito a una presunta appropriazione di trecento milioni che questi avrebbe commesso quand’era ancora impiegato presso la ditta, molti anni prima. La carta intestata dell’azienda, accanto alla ragione sociale e sopra il riassunto della risoluzione del rapporto lavorativo con Gelli, reca il disegno che accompagnava gli spot dei materassi: un uomo sorridente, beato, sereno, che dorme e sogna sogni d’oro.

La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi - A cura di Anna Vinci
548 pagine,16,60 euro - Chiarelettere (Reverse)
ISBN 9788861901698


lunedì 21 marzo 2011

Giorgio Galli -'La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli'


Giorgio Galli,'La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e la P2', ed. Lindau,

pp. 150, euro 17.50



Giorgio Galli è uno dei più apprezzati e conosciuti politologi italiani ed è stato docente di storia delle dottrine politiche presso l'Università degli Studi di Milano. Una delle sue ultime fatiche rivede la lettura del fenomeno piduista addebitandolo anche e soprattutto alla fragilità del sistema italiano.«Si è creAta una sorta di leggenda su Gelli e la P2» dice Galli che ha risposto ad alcune domande dell'ANSA a 30 anni dalla scoperta della loggia. D:A 30 anni cosa pensa sia stata la P2 e che guasti ha prodotto? R:La P2 era una loggia regolare della Massoneria. Gelli aveva promesso di trasformarla in un centro di potere in grado di ridare alla Massoneria stessa un peso politico che aveva perso da tempo, promessa secondo me mantenuta solo in piccola parte Di lei parla della P2 come di una «camera di compensazione» del sistema politico.

Una struttura che non aveva intenti golpisti. Quanto hanno pesato i comuni interessi di Pci e Dc nell'indicare in questa presenza- la P2- la causa prima della impossibilità di fare le riforme? R:Infatti la loggia era soprattutto una camera di compensazione di affari più o meno legali possibili nel confuso e difficile clima politico degli anni Settanta, clima i cui guasti la P2 ha aggravato e che derivano dalla debolezza del nostro sistema politico, senza alternativa di governo (il bipartitismo imperfetto) Dc e Pci, non volendo analizzare il loro speculare concorso a tale debolezza, con conseguente incapacità riformatrice, hanno ricorso a capri espiatori vari, dagli Stati Uniti con la Cia, ai complotti della speculazione contro la lira e alla stessa P2, non in grado di progettare colpi di Stato. D: In quel mix di furberia, egocentrismo, ipocrisia, doppiezza, millanteria che, secondo alcuni, contraddistingue l'attività di Gelli e le sue riconosciute capacità relazionali non crede che ci sia l'Italia, il suo Dna storico? R:Non credo che la P2 sia nel Dna storico dell'Italia. Ha potuto operare grazie alla debolezza del sistema politico. Forse nel Dna vi è la nostra difficoltà a superare questa debolezza. D:La P2 non può essere intesa, oltre che come la quintessenza del «partito americano», come una sorta di struttura parallela del sistema politico italiano dell'epoca? R:Non credo neanche che la P2 sia stata la quintessenza del partito americano. Se mai, ne ha rappresentato la componente ispirata all'oltranzismo atlantico anticomunista. D:Se dovesse oggi definire Gelli in due parole quali userebbe R:Gelli è un astuto affarista che ha saputo accreditarsi anche come possibile progettista politico, col suo «piano di rinascita democratica», con una soluzione reazionaria del citato problema di debolezza del sistema politico. D:Piduista oggi è una macchia o un titolo di merito ai suoi occhi e cosa pensa che resterà di questa vicenda? R:Piduista è certamente una macchia, rispecchia quel mix negativo di cui alla domanda precedente, certamente presente nella società italiana, anche se ne è il Dna. Di quella vicenda resta un'abitudine comportamentale che accentua le debolezze del sistema politico per cui non è senza significato che, al di là delle storie personali, abbiano appartenuto alla P2 sia l'attuale presidente del consiglio che il capogruppo dei deputati del primo partito italiano.


Cremonaonline

18 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011

Trent’anni fa si scopriva la P2, Gelli: la rifarei




ROMA - «Avevo creato un’oasi di pace e tranquillità per i migliori», spiegò Licio Gelli alla giornalista Sandra Bonsanti dopo il suo rientro in Italia, nel 1988. Gelli, guida della P2, scoperta esattamente 30 anni fa, diede conto in quella occasione degli intenti che avevano animato la sua “congrega massonica”: «Ho sempre pensato alla massoneria come ad una specie di canale diplomatico sotterraneo... di certo il fine della P2 era quello di garantire all’Italia strade privilegiate nei suoi rapporti internazionali». L’obiettivo ultimo? «Governare senza essere al governo. Fornire suggerimenti e stimoli che potessero risultare utili». Per anni e anni si è discusso se Gelli abbia o no gestito per sé il suo potere occulto.
Gelli è sempre stato netto su questo, anche in tempi recenti. Il suo potere non era né a lui delegato, né delegabile. E ci sono state le interpretazioni date da Francesco Cossiga della P2 come espressione del «partito americano» che non hanno raccolto commenti rilevanti da parte di Gelli. E per una ironia della sorte l’anniversario della scoperta delle liste della loggia cade nel giorno del 150º dell’Italia. Infatti il 17 marzo 1981, indagando sul presunto rapimento del banchiere Michele Sindona, i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone fecero perquisire la dimora di Licio Gelli ad Arezzo, “Villa Wanda”, e la sua fabbrica di materassi , la “Giole” a Castiglion Fibocchi. Negli uffici di quest’ultima, in una valigia lasciata in bellavista, venne ritrovato l’elenco di circa mille iscritti alla Loggia P2. Si è discusso a lungo se quello fosse l’elenco esaustivo, completo e definitivo della loggia.
Lo stesso Gelli ha sempre alimentato questo tema con calibrate e mirate affermazioni. Una cosa è certa: la scoperta delle liste della P2 fu casuale. I magistrati cercavano la lista dei “500”; i grandi esportatori di capitali tutelati da Michele Sindona che aveva finto di essere stato rapito e che aveva «mimato», con falsi comunicati, di essere in mano alle Br, come Aldo Moro.
Fra i nomi compresi nella lista della P2 (Propaganda 2) figurava naturalmente il fratello Michele Sindona. L’elenco degli iscritti comprendeva personaggi noti, compresi politici e appartenenti all’amministrazione dello Stato, generali.
Il ritrovamento fece detonare uno scandalo politico che portò, fra l’altro, a interventi legislativi finalizzati a sanzionare le associazioni segrete, in attuazione dell’articolo 18 della Costituzione. Fu quella la legge Anselmi, dal nome della parlamentare Dc che guidò anche la commissione di inchiesta che venne varata dal parlamento in gran fetta. La lista degli aderenti venne resa pubblica il 21 maggio 1981. Tra i 932 iscritti, molti dei quali negarono la loro appartenenza, figuravano 44 parlamentari, tre ministri del governo allora in carica, un segretario di partito, 12 generali dei carabinieri, 5 generali della guardia di finanza, 22 generali dell’esercito italiano, 4 dell’aeronautica militare, 8 ammiragli, magistrati e funzionari pubblici, giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo ed imprenditori.
«Dal giorno della scoperta delle liste di me - ha detto Gelli - è stato detto tutto e il contrario di tutto». E Gelli ultimamente ha nuovamente alimentato questa sorta di «fonte» con una dichiarazione che ha confermato l’esistenza di un servizio segreto clandestino come l’Anello.
«Giulio Andreotti sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità... io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello», ha detto Gelli poche settimane fa. L’Anello? «Sì, ma ne parleremo la prossima volta». Sulla P2, Licio Gelli tra l’altro ha detto proprio in quella occasione: «La rifarei. Anche se tanto del mio Piano di rinascita è stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi. Solo quattro. E avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire».

17 Marzo 2011

sabato 26 febbraio 2011

Il 'Piano di Rinascita Democratica' della Loggia P2

PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA DELLA LOGGIA P2

PREMESSA

1) L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema.

2) Il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.

3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti – anche alternativi – di attuazione ed infine nella elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.

4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione– successivi al restauro del libero gioco delle istituzioni fondamentali – che, senza intaccarne l’armonico disegno originario, le consentano di funzionare per garantire alla nazione ed ai suoi cittadini libertà e progresso civile in un contesto interno e internazionale ormai molto diverso da quello del 1946.

OBIETTIVI

1) Nell’ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC ed al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale);
b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino,Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia per i quotidiani; e, per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia cristiana. La RAI-TV non va dimenticata;
c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;
d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da preporre ai singoli dicasteri;
e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;
f) il Parlamento, la cui efficienza è subordinata al successo dell’operazione sui partiti politici, la stampa ed i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico-finanziario.

La disponibiltà di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.

Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l’etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati nonchè pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità.

Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l’onere dell’attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e’ stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.

PROCEDIMENTI

1) Nei confronti del mondo politico occorre:

a) selezionare gli uomini – anzitutto – ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (Per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amadei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti – con i dovuti controlli – a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altra sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.
Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un’azione poltica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l’impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominatim. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro. L’azione dovrà essere condotta a macchia d’olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l’ambiente.

Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.

In un secondo tempo occorrerà:

a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale;
d) dissovere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell’UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi in una libera confederazione, oppure, senza toccare gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederali allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti.

Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della libertà individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l’elezionedei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello illegittimamente assunto di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell’incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo è da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori all’altra ipotesi.

4) Governo, Magistratura e Parlamento.

E’ evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti divengono alternativi in varia misura a seconda delle circostanze.

E’ comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono – salvo che per la Magistratura – da escludere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa ed ai sindacati, con la riserva di una più rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti è facile estendere lo stesso modus operandi già previsto per i partiti politici.

Per la Magistratura è da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass. Naz. Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate.

E’ sufficiente stabilire un raccordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento già operativo nell’interno del corpo anche ai fini di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elemento di equilibrio della società e non già di eversione.

Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull’ascesa al Governo di un uomo politico (o di una équipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee di "ripresa democratica", è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all’attuazione dei procedimenti sopra descritti.

In termini di tempo ciò significherebbe la possibilità di ridurre a 6 mesi ed anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari.

PROGRAMMI

Per programmi s’intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni da compiere in forma di:

a) azioni di comportamento politico ed economico;
b) atti amministrativi (di Governo);
c) atti legislativi;

necessari a ribaltare – in concomitanza con quelle descritte in materia di procedimenti – l’attuale tendenza al disfacimento delle istituzioni e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza di "registrare" – come nella stampa in tricromia – le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.

A titolo di esempio, si considerino due fenomeni:

1) lo spostamento dei centri di potere reale del Parlamento ai sindacati e dal Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL ed una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduto;
2) l’involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell’area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonchè dalla programmazione dei fabbisogni in tema d’occupazione.
Ne è conseguenza una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale – con gravi deficienze invece nei settori tecnici – nonchè la tendenza ad individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all’equalitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell’ideologia dell’eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio = posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; ed infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.

Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenuti nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica – indubbiamente notevole – quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi.

Detti programmi possono essere resi esecutivi – occorrendo – con normativa d’urgenza (decreti legge).

a) Emergenza e breve termine. Il programma urgente comprende, al pari degli altri, provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.

a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono:
- la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;
- il divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
- la normativa per l’accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari);
- la modifica delle norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione – anche tentata – nei confronti dello Stato e della Costitueione, nonchè di violazione delle norme sull’ordine pubblico, di rapina a mano armata, si sequestro di persona e di violenza in generale.
a2) Ordinamento del Governo
ilegge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost. art. 95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);
iilegge sulla programmazuone globale (Costit. art. 41) incentrata su un Ministero dell’economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. – PP.SS. – Mediocredito – Industria – Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d’incontro delle forze sociali sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d’incontro con il Parlamento e le Regioni;
iiiriforma dell’amministrazione (Costit. articoli 28-97 e 98) fondata sulla teoria dell’atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabiltà politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;
iiii – definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione e individuazioni delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell’ambito delle leggi cornice.
a3) Ordinamento del Parlamento:
i – ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);
ii – modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Costit. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall’altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica.
iii – adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma governativo.

b) Provvedimenti economico-sociali:

b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sflollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);
b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30′ effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;
b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno – Natale – Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;
b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato, i turni di festività – anche per sorteggio – in tutti i periodi dell’anno, sia per annualizzare l’attività dell’industria turistica, sia per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attività produttive;
b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:
i – revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;
iinettizzazione all’origine di tutti gli stipendi e i salari della P.A. (onde evitare gli enormi costi delle relative partite di giro);
iiiinasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;
iiiiabbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare indirettamente la ricerca pura ed il relativo impiego di intellettualità;
iValleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l’autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;
iVI – reciprocità fra Stato e dichiarante nell’obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed accertati;
b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e sollecitare meglio l’autofinanziamento delle aziende produttive;
b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciproci che si risolvono – nel gioco degli interessi – in passività inutili dello stesso Stato;
b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall’estero;
b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case – ospedali – scuole – trasporti) da alimentare con:
i – sovrimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili – generi di lusso);
ii – proventi dagli inasprimenti ex b5)iii;
iii – finanziamenti e prestiti esteri su programmi di spesa;
iiii – stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;
iV – diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.
Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000 miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la disponibilità dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto).
Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall’intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all’edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che è da considerare il volano della ripresa economica;
b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%;
b11) concedere incentivi prioritari ai settori:
ituristico;
iitrasporti marittimi;
iiiagricolo-specializzato (primizie-zootecnica);
iVenergetico convenzionale e futuribile (nucleare – geotermico – solare);
iVindustria chica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione;
in modo da sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d’opera ed apportatori di valuta;
b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale è che ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti.

Così è evidente che le forze dell’ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda.

Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio d’urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell’ordinamento, nonchè di violenza e resistenza alle forze dell’ordine, di violazione della legge sull’ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave è l’immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.

E’ inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso ed Europeo sulla formula viva del "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINE

Nel presupposto dell’attuazione di un programma di emergenza a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l’avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d’ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l’elencazione di problemi e relativi rimedi.

a) Provvedimenti istituzionali

a1) Ordinamento giudiziario
iunita’ del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione – articoli 107 e 112 ove il P.M. è distinto dai Giudici);
iiresponsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del P.M. (modifica costituzionale);
iiiistruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi d’istruzione;
iiiiriforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);
iV – riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;
iVI – esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali;
a2) Ordinamento del Governo
i – modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all’inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso l’elezione del successore;
ii – modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualità di parlamentari;
iii – revisione della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per modificarne la natura da competenza in cassa);
iiii – revisione della legge sulla finanza locale per stabilire – previo consolidamento del debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni – che Regioni e Comuni possono spendere al di là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;
iV – riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari.
a3) Ordinamento del Parlamento
inuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco), riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di 2° grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari – ex magistrati – ex funzionari e imprenditori pubblici – ex militari ecc.);
ii – modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alSenato preponderanza economica (esame del bilancio);
iii – stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali (modifica costituzionale);
iiii – introdurre la categoria delle leggi organiche (come in Francia) riservata ai codici, alle norme in materia di organizzazione dell’esecutivo, del pubblico impiego e degli ordinamenti giudiziario e militare, da approvare in Aula e con maggioranza qualificata;
iV – stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;
a4) Ordinamento di altri organi istituzionali
iCorte Costituzionale: sancire l’incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive od in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attittive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto);
iiPresidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l’ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale);
iiiRegioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici.

b) Provvedimenti economico sociali

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro od un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni);
b2) nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;
b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello inglese) e stabilendo l’obbligo di pubblicare ogni anni i bilanci nonchè le retribuzioni dei giornalisti;
b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;
b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo:
i – il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciita inabilità;
ii – il controllo rigido sulle pensioni di invalidità;
iii – l’eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;
b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di:
i – introdurre l’obbligo di preavviso dopo avere espedito il concordato;
iiescludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;
iiilimitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro;
b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese e sulla cogestione (modello tedesco)
b8) nuova legislazione sull’assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle acque, rimboschimento, insediamenti umani);
b9) legislazione antimonopolio (modello USA);
b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);
b11) riforma della scuola (selezione meritocratica – borse di studio ai non abbienti – scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);
b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.

c) Stampa – Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare i bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

ORGANIGRAMMA
ECONOMIA E FINANZA

- Governatore Banca d’Italia

- Direttore Generale B.ca It.

- Presidente IRI (e finanziarie dipendenti)

- Dir. Gen. "

- Presidente ENI (e finanziarie dipendenti)

- Dir. Gen. "

- Presidente

e Dir. Gen. Enti di gestione PP.SS. (EGAM – EFIM – Cinema – Terme)

- Presidente Cassa Mezzog.

- Dir. Gen. "

- Presidente IMI

- Dir. Gen. "

- Presidente Mediobanca

- Dir. Gen. "

- Presidente Italcasse

- Dir. Gen. "

- Presidente Mediocredito Centrale

- Dir. Gen. "

- Presidente ICIPU

- Dir. Gen. "

- Presidente INA

- Dir. Gen. "

- Presidente INPS

- Dir. Gen. "

- Presidente INAM

- Dir. Gen. "

- Presidente INADEL

- Dir. Gen. "

MAGISTRATURA

- Primo Pres. Corte Cass.

- Proc. Gener. " "

- Avv. Gener. " "

- Pres. C.A.

- Proc. Gen. C.A.

- Pres. Trib.

- Proc. Repubbl.

- Cons. Istrutt.

Roma
Milano
Torino
Venezia
Bologna
Firenze
Napoli
Bari
Catanzaro
Palermo
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

- Presidente Consiglio di Stato

- Presidente Corte dei Conti

- Procuratore Generale Corte dei Conti

- Ragioniere Generale dello Stato

- Segretario Generale Ministero Affari Esteri

- Segretario Generale Programmazione

- Capo della Polizia

- Direttore Generale FF.SS

- Direttore Generale PP.TT

- Direttore Generale ANAS

- Direttore Generale Tesoro

- Direttore Generale II.DD.

- Direttore Generale II. Indir.

- Direttore Generale UTE

- Direttore Generale fonti d’energia

- Direttore Generale produzione industriale

- Direttore Generale valute

- Direttori Generali istruzione

elementare
secondaria 1° grado
superiore
tecnica
professionale
universitaria
CORPI MILITARI

- Capo S.M. Difesa

- Capo S.M. Esercito

- Capo S.M. Marina

- Capo S.M. Aeronautica

- Com.te Arma CC.

- Capo S.M. Guardia Fin.

- Com.ti Regioni Territoriali Eserc.

- Com.ti Zone Aeree

- Com.ti Dipartim. Mil. Maritt.

- Com.te Guardie PS

- Com.te Guardie Forestali

- Com.te Guardie Carcerarie

- Com.te Sid.

Note

Sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio del 1982.

«Gelli e il cambio nel potere occulto»

di Alessandro Calvi

GIUSEPPE DE LUTIIS. Spiega il maggior esperto italiano di intelligence e terrorismo che, oltre alla transizione politica, nella inusuale loquacità del Venerabile potrebbe nascondersi pure la volontà di preparare il terreno alla sua personale transizione, quella verso l’“Oriente Eterno”.

Nella foto: Licio Gelli

Potrebbe essere una «transizione morbida» l’obiettivo celato dietro l’inusuale necessità di intervenire pubblicamente che ha colto da qualche tempo Licio Gelli. Ne è convinto Giuseppe De Lutiis, tra i maggiori analisti italiani di terrorismo e servizi segreti, al quale i segnali che circolano da qualche tempo - come le rivelazioni dello stesso Gelli sull’Anello, una struttura segreta e parallela che il Venerabile ha collegato a Giulio Andreotti - non sono sfuggiti. Neppure quelli che sembrano indicare nella fase attuale una certa similitudine con quella attraversata dal paese tra il ’92 e il ’94. «È inevitabile pensare - spiega - che, quello che Giorgio Galli chiama il governo invisibile, stia lavorando a un dopo Berlusconi meno caratterizzato dal muro contro muro». Almeno, sarebbe una differenza con quegli anni disgraziati.
I segnali sono tanti. Le parole di Licio Gelli sono lì, nero su bianco. E non ci sono soltanto quelle: c’è una concatenazione di eventi che suggerisce che qualcosa, dietro le quinte del potere, molto dietro quelle quinte, stia accadendo, al riparo dal clamore delle cronache. Poi, certo, qualche segnale va dato. Ed ecco, infatti, che è puntualmente arrivato.
C’è stato uno strappetto di Licio Gelli dopo il cosiddetto scandalo P3, per prendere le distanze da quel «sodalizio di affaristi». Poi, a gennaio, dopo che lo stesso Gelli si era concesso al quotidiano friulano il Piave svolgendo alcune osservazioni su Tina Anselmi, è arrivata una sibillina intervista pubblicata dall’Espresso nella quale il prefetto Bruno Rozera, pezzo pregiato della massoneria, parla anche di Gelli, ricordandone significativamente l’attività nel periodo precedente agli anni tra il 1992 e il 1994. Infine, due interviste consecutive dell’ex capo della P2, una al Tempo e una ad Oggi, nelle quali Gelli sembra prendere in modo deciso le distanze da Berlusconi e fa una rivelazione: «Io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello». Ce ne è abbastanza per farsi qualche domanda. «Già - dice Giuseppe De Lutiis - non è casuale se in poche settimane Gelli abbia espresso in più sedi le sue valutazioni e lo abbia fatto con interviste di quel tenore. D’altra parte, non credo neppure che quella del prefetto Rozera, che ha informazioni paragonabili a quelle in possesso di Gelli, sia una decisione casuale. E questo è possibile attribuirlo al fatto che l’era di Berlusconi sembra terminata, sia perché lo stesso interessato ha contribuito molto ad accelerarne la fine, sia per la durata che si avvicina al ventennio. E forse anche per altre ragioni che noi non conosciamo».
Insomma, mentre la vita politica sembra avvitata da mesi in una picchiata molto pericolosa, «potrebbe essere - osserva De Lutiis - che queste interviste servano a preparare il terreno ad un cambio di gestione sia del potere palese che di quello più o meno occulto». Dunque, la promessa di Gelli, il quale ha annunciato altre rivelazioni, «potrebbe aiutarci, se mantenuta, a comprendere molti aspetti della difficile gestione di questo paese che è stato definito efficacemente come una portaerei nel Mediterraneo e che ora vede al comando una persona che anche a livello internazionale non viene più ritenuta affidabile». De Lutiis non esclude però che le parole di Licio Gelli nascondano anche un elemento di natura più personale. «Gelli - osserva - è stato un uomo di frontiera, considerato come un demone dall’area progressista. Ora, a 92 anni, con qualche rivelazione e qualche apertura, potrebbe voler preparare il terreno anche per meritare una valutazione meno negativa della sua figura quando lui transitasse all’Oriente Eterno».
D’altra parte, aggiunge De Lutiis, «Gelli detiene tanti di quei segreti che può scegliere di rivelarne alcuni senza per questo far franare una intera area politica». Per ora, dal cappello ha tirato fuori l’Anello, organizzazione segreta della quale sino a poco fa era ignota la stessa esistenza e della quale tuttora non conosciamo neppure il vero norme: nelle poche carte che ne attestano l’esistenza è indicato come Noto Servizio; Anello è un nome attribuitogli da alcuni appartenenti in via informale. Nato alla fine della seconda guerra mondiale, la sua esistenza fu svelata soltanto nel 1998 da alcuni documenti riservati, rinvenuti in un archivio del Viminale da Aldo Giannuli, su incarico dei magistrati di Milano e Brescia che indagavano sulle stragi di piazza della Loggia e di piazza Fontana.
«Già, dell’Anello sappiamo molto poco ma almeno ora sappiamo che esiste. A dircelo, al là di qualche documento e di alcune testimonianze, c’è anche Gelli». «Devo dire - confessa De Lutiis - che inizialmente ero scettico, forse influenzato da valutazioni negative provenienti da un ambiente molto informato. Ma poi mi sono convinto del contrario». Ebbene, di questa organizzazione conosciamo il pezzetto di storia riferito a Mario Roatta relativo alla metà degli anni ’40 ma poi, spiega De Lutiis, «dobbiamo fare un salto di molti decenni per arrivare alla fuga di Kappler e al sequestro Cirillo, vicende nelle quali l’Anello operò, come intervenne, secondo qualcuno, anche nel caso Moro. Ma - prosegue De Lutiis - se l’Anello esiste dal ’45, cosa ha fatto dopo? Mancano 60 anni, forse potrebbe essere stato protagonista di altri episodi, forse, sapendone di più, potremmo rileggere un pezzo di storia della Repubblica».
Soprattutto, c’è da chiedersi chi lo gestì negli anni ‘50, gli anni della guerra fredda in cui più aspra era la contrapposizione tra il mondo occidentale e quello comunista. «Di Gladio - dice ancora De Lutiis - non sappiamo nulla su quello che può aver fatto dopo il ’46. Ad esempio, fino al ’56 è esistita anche una organizzazione detta “O”, erede della Osoppo, formazione partigiana moderata, che raccoglieva oltre 5mila aderenti. C’erano rapporti tra queste due strutture? Cosa hanno fatto nel primo decennio di guerra fredda conclamata? Non conosciamo neppure i nomi degli aderenti a nessuna delle due organizzazione. E non sappiamo come una formazione come l’Anello si sia collocata in un simile sistema di apparati, nel quale si sono mossi anche il Sifar e l’Ufficio affari riservati. Ma, certo, la sua esistenza è coerente con quell’apparato».
Se questo è il quadro, è evidente che per noi è difficile anche comprendere l’affermazione di Gelli che ha collegato il Noto Servizio con Andreotti. «La semplificazione prospettata da Gelli - osserva De Lutiis - dovrebbe essere suffragata da qualche prova. Ciò che è noto, è che Andreotti operò per disvelare, e quindi rendere inservibile, Gladio che, invece, fu difeso da Cossiga. E ancora oggi negli ambienti eredi del servizio segreto militare, che era quello che gestiva Gladio, Cossiga è popolarissimo, quasi venerato, mentre verso Andreotti permane un sentimento, per così dire, di avversione». «Essendo trascorso mezzo secolo - conclude De Lutiis - forse le autorità politiche potrebbero ammettere gli storici a consultare almeno una parte delle carte, a meno che il maestro Venerabile non ci aiuti a caprine di più come ha promesso».

25 Febbraio 2011

venerdì 25 febbraio 2011

Gelli, l’Anello e i messaggi al Cavaliere



di Alessandro Calvi


Quando parla uno come Licio Gelli è sempre difficile essere sicuri di qualcosa. «Certo, però, non può essere casuale che abbia deciso di parlare. Evidentemente, sa che può farlo. E sa che un ciclo politico che lui ben conosce si sta chiudendo». A dirlo è Stefania Limiti, autrice dell’Anello della Repubblica (edito da Chiarelettere), unico libro-inchiesta sul Noto Servizio, la struttura parallela destinata alle operazione “sporche” della quale sino a poco tempo fa si ignorava tutto, inclusa la sua stessa esistenza. Ebbene, di recente a parlarne è stato addirittura Gelli. Il capo della Loggia P2 ha tirato in ballo Giulio Andreotti ma, soprattutto, ha fatto pesanti osservazioni su Silvio Berlusconi che della “sua” loggia, la P2, era titolare della tessera contrassegnata dal numero 1812.
Ultimamente Licio Gelli sembra diventato molto loquace, e già questa è una notizia. Di notizie, però, se ne trovano, e tante, soprattutto nelle molte parole che lo stesso Gelli ha affidato ai giornali. Soltanto nell’ultimo mese: il Piave, il Tempo e Oggi, al quale ha affidato la farse che ha colpito di più: «Io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello», sebbene già dalla intervista al Tempo avesse avviato una spietata analisi dell’operato di Silvio Berlusconi. E non sembra essere finita qui. Niente male, considerato il riserbo quasi proverbiale per il quale l’uomo è noto. In mezzo, e la circostanza probabilmente pesa, una lunga intervista dell’Espresso al prefetto Bruno Rozera, pezzo da novanta della massoneria che parla, e molto, anche di Gelli. Dopo averne parlato con Guido Salvini e Aldo Giannuli (fu quest’ultimo, nel 1998, mentre era al lavoro per conto delle procura di Brescia che indagava sulla strage di piazza della Loggia e di Salvini che a Milano era al lavoro su piazza Fontana, a scovare, in un archivio del ministero dell’Interno, alcuni documenti riservati che svelarono per la prima volta l’esistenza del Noto Servizio), il Riformista ne ha parlato anche con Stefania Limiti, la quale riparte proprio dalle interviste concesse da Gelli.

«Gelli - orsserva la giornalista - sembra dire a Berlusconi: sarebbe stato meglio che la sera te ne fossi andato a dormire; ora il tuo tempo è finito; neppure un Anello, neppure Gladio ti possono più salvare. Insomma, mi sembra che Gelli stia cantando la fine di un uomo sul quale, peraltro, aveva puntato». Ma, spiega la Limiti, forse non è ancora tutto. «Dalle parole di Gelli - prosegue - mi pare emerga un Silvio Berlusconi molto più legato al passato, e alla prima Repubblica, di quanto si pensi. D’altra parte, spesso si dimentica che Berlusconi era già qualcuno ben prima della nascita di Forza Italia. La sensazione è che, se Gelli proprio ora e con certi toni parla di Berlusconi, forse lo fa perché Berlusconi fa parte di una storia che anche Gelli conosce molto bene».

Giuseppe De Lutiis, che è tra i maggiori analisti italiani di terrorismo e servizi segreti, nella introduzione al libro della Limiti accenna a Giuseppe Cabassi, il cui nome compare nei documenti rinvenuti da Giannuli. Cabassi, era un noto imprenditore lombardo. Ebbene, scrive De Lutiis che, «all’epoca, era sentore comune che dietro Cabassi ci fosse il Psi, ma, secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato del gruppo (Rizzoli-Corriere della Sera, ndr) Bruno Tassan Din, dietro Cabassi, oltre al Psi, vi sarebbero stati i vertici della P2». Insomma, fa notare la Limiti, «Cabassi aveva un curriculum simile a quello che allora poteva vantare Berlusconi e, forse, era un altro nome sul quale aveva puntato la P2. Poi, è possibile che sia stato scelto un altro cavallo. Da qui, potrebbe nascere quella amarezza che sembra esprimere Gelli per la fine di un uomo nel quale aveva creduto». Ma non è ancora tutto.

Era il maggio del 1997 e «l’allora presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino, intervenendo al Salone del Libro di Torino, rivelò di aver ricevuto una lettera da Raffaele Delfino, il quale fu tra i protagonisti della breve stagione di Democrazia nazionale, la formazione fuoriuscita dal Msi nel 1976. Fu una operazione - spiega ancora la Limiti - nella quale entrò pesantemente anche l’Anello come ho raccontato nella mia inchiesta. Delfino in quella lettera avrebbe raccontato che quella scissione fu finanziata proprio da Silvio Berlusconi». Di quella circostanza resta traccia anche in un resoconto di Repubblica: «Fu Berlusconi a finanziare la scissione Delfino dal Msi». Si deve ricordare che la rottura col Movimento sociale avvenne sull’appoggio - sul quale spingevano i fautori di Dn - al governo Andreotti in chiave anticomunista. Inoltre, secondo quanto il giudice Salvini e Aldo Giannuli hanno spiegato al Riformista, l’Anello compiva operazioni “sporche” in chiave anticomunista. Il fatto che Licio Gelli abbia ricollegato questa formazione al nome di Andreotti, e che abbia usato certi toni contro Silvio Berlusconi, dà da pensare.

Certo, siamo comunque nel campo delle ipotesi, anche se, osserva ancora la stessa Limiti, «Gelli una cosa certa l’ha detta: l’Anello esisteva. Si dovrebbe ripartire da qui, anche perché quella struttura parallela ha inciso pesantemente nella vita pubblica del paese». La giornalista si riferisce alla fuga di Kappler e l’intervento nel caso Cirillo ma non soltanto. «L’Anello - aggiunge - è stato protagonista anche di altre vicende, tra le quali una dura campagna di intimidazione contro esponenti del Psi vicini al Pci all’epoca del centrosinistra».

Pur essendo poco conosciuto, prosegue la Limiti, «l’Anello è stato presente molto più di quanto non si pensi. Negli anni la ragione sociale è cambiata, insieme alle condizioni politiche. E tutti i suoi membri sono sempre stati esecutori di ordini che il potere politico impartiva, anche dopo che il Pci non era più considerato come il pericolo numero uno». E oggi? «Oggi è probabile che i membri dell’Anello siano stati disattivati ma il modulo operativo dell’Anello ci deve interrogare ancora».

Il perché Gelli ne torni a parlare oggi - legandolo ad Andreotti, mentre prende le distanze da Berlusconi - soltanto lui potrà spiegarlo. Secondo Giannuli l’accenno all’Anello sarebbe soltanto una «spruzzata di formaggio che rende più appetibile la vivanda» e la vivanda sarebbe tutt’altra. «Ma Gelli - aggiunge la Limiti - forse si sente ancora testimone, uno dei pochi rimasti, di un’epoca, e vuol far sapere che di quella epoca detiene ancora adesso tanti misteri. Ciò che è certo - conclude - è che se ci fossimo interrogati di più su questa struttura parallela, forse oggi saremmo in grado di comprendere gli altri anelli mancanti alla nostra Repubblica».

giovedì, 24 febbraio 2011