mercoledì 30 marzo 2011

La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi, a cura di Anna Vinci

Titolo La P2. Nei diari segreti di Tina Anselmi
Dati XXVI-548 p., brossuraPrezzo € 16,60Prezzo IBS € 13,28Editore ChiarelettereCollana ReverseEAN 9788861901698

la P2: 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di finanza, 22 generali dell'Esercito, 4 generali dell'Aeronautica militare, 8 ammiragli, direttori e funzionari dei vari servizi segreti, 44 parlamentari, 2 ministri dell'allora governo, un segretario di partito, giornalisti, imprenditori, faccendieri, magistrati...

Trent’anni dopo, una stagione critica per le vicende della democrazia rivive nelle pagine private del diario che Tina Anselmi – alloraPresidente della Commissione parlamentare d’indagine sulla P2 – tenne giorno per giorno, dal momento dell'incarico (che accettò con grave senso di responsabilità, dicembre 1981) fino al momento dello scioglimento della Commissione stessa, nel 1984. Un impressionante caleidoscopio di “pizzini” che – riletti oggi come testimonianza in presa diretta di un momento drammatico – assumono una duplice valenza.
Da un lato, quello di referto di un’autopsia compiuta sul “corpo sociale” di un paese. Un paese mite che la storia ha posto su di un crinale delicato (come viene efficacemente definita l’Italia nella prefazione firmata da Giovanni Di Ciommo, Segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2), cerniera geopolitica cruciale per gli esiti della guerra fredda, in quella violenta contrapposizione fra sistemi che fra gli anni sessanta e i settanta declinò nella forma eversiva delle stragi di stato.
Dall’altro lato, i diari privati della Anselmi sembrano il tracciato di un sismografo che registra i turbamenti di una paladina della Repubblica, nel momento in cui lo Stato mostra i segni di un inquinamento forse irreversibile dei propri presìdi.
Pubblico e privato, insomma, si mettono a nudo sotto la lente particolare di una “donna dello Stato” che ha sempre inteso con serietà il suo compito istituzionale, ma che proprio dalle istituzioni fu lasciata sola.
La pervasività della loggia massonica, a tutti i livelli della vita politica e finanziaria del Paese, fustraordinaria: oltre ai parlamentari, risultarono nelle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi i nomi di giornalisti, imprenditori, militari, agenti dei servizi segreti… ce n’è per tutti, ma i conti non tornano, perché Gelli – un passato da dirigente alla Permaflex – emerge come una figura di non irresistibile carisma o intelligenza.
“Sproporzione fra la mediocre statura di Gelli e le sue entrature”, annota Anselmi su un foglietto nell’aprile ’82.
Ed è proprio per proteggere quelle “entrature” che si mette all'opera un insabbiamento potentissimo, un depistaggio che rende difficile leggere con certezza i segni dell’avvenuto tracollo della Repubblica.
Sì, la sensazione è che tutto quel che accade attorno alla pubblicazione delle liste, e in seguito alle vicende del crac del Banco Ambrosiano, fosse nella migliore delle ipotesi un “chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati”, se è vero che nel marzo 1983, Formica sosteneva che “comunque la P2 rappresenta la fine della Repubblica”.
Figure che hanno occupato saldamente il centro della scena politica per decenni (e alcune delle quali, a dirla tutta, sono “ancora in pista”) si avvicendano, in questo carosello letale, fatto di intrighi, trame eversive, riciclaggio e un attentato sistematico alla vita democratica, celebrato sotto la sigla sfuggente di “Piano di rinascita democratica”, pianodel quale Gelli rivendica orgoglioso il copyright e dal quale, sostiene, “…. tutti hanno preso spunto”.
In appendice al libro, la lista completa degli affiliati alla loggia massonica Propaganda 2, meglio conosciuta con l’acronimo P2.
Lampi di involontaria comicità rischiarano qua e là l’angoscia che la lettura del libro trasmette, come per esempio quando la Permaflex risponde alle sollecitazioni di Gelli in merito a una presunta appropriazione di trecento milioni che questi avrebbe commesso quand’era ancora impiegato presso la ditta, molti anni prima. La carta intestata dell’azienda, accanto alla ragione sociale e sopra il riassunto della risoluzione del rapporto lavorativo con Gelli, reca il disegno che accompagnava gli spot dei materassi: un uomo sorridente, beato, sereno, che dorme e sogna sogni d’oro.

La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi - A cura di Anna Vinci
548 pagine,16,60 euro - Chiarelettere (Reverse)
ISBN 9788861901698


lunedì 21 marzo 2011

Giorgio Galli -'La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli'


Giorgio Galli,'La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e la P2', ed. Lindau,

pp. 150, euro 17.50



Giorgio Galli è uno dei più apprezzati e conosciuti politologi italiani ed è stato docente di storia delle dottrine politiche presso l'Università degli Studi di Milano. Una delle sue ultime fatiche rivede la lettura del fenomeno piduista addebitandolo anche e soprattutto alla fragilità del sistema italiano.«Si è creAta una sorta di leggenda su Gelli e la P2» dice Galli che ha risposto ad alcune domande dell'ANSA a 30 anni dalla scoperta della loggia. D:A 30 anni cosa pensa sia stata la P2 e che guasti ha prodotto? R:La P2 era una loggia regolare della Massoneria. Gelli aveva promesso di trasformarla in un centro di potere in grado di ridare alla Massoneria stessa un peso politico che aveva perso da tempo, promessa secondo me mantenuta solo in piccola parte Di lei parla della P2 come di una «camera di compensazione» del sistema politico.

Una struttura che non aveva intenti golpisti. Quanto hanno pesato i comuni interessi di Pci e Dc nell'indicare in questa presenza- la P2- la causa prima della impossibilità di fare le riforme? R:Infatti la loggia era soprattutto una camera di compensazione di affari più o meno legali possibili nel confuso e difficile clima politico degli anni Settanta, clima i cui guasti la P2 ha aggravato e che derivano dalla debolezza del nostro sistema politico, senza alternativa di governo (il bipartitismo imperfetto) Dc e Pci, non volendo analizzare il loro speculare concorso a tale debolezza, con conseguente incapacità riformatrice, hanno ricorso a capri espiatori vari, dagli Stati Uniti con la Cia, ai complotti della speculazione contro la lira e alla stessa P2, non in grado di progettare colpi di Stato. D: In quel mix di furberia, egocentrismo, ipocrisia, doppiezza, millanteria che, secondo alcuni, contraddistingue l'attività di Gelli e le sue riconosciute capacità relazionali non crede che ci sia l'Italia, il suo Dna storico? R:Non credo che la P2 sia nel Dna storico dell'Italia. Ha potuto operare grazie alla debolezza del sistema politico. Forse nel Dna vi è la nostra difficoltà a superare questa debolezza. D:La P2 non può essere intesa, oltre che come la quintessenza del «partito americano», come una sorta di struttura parallela del sistema politico italiano dell'epoca? R:Non credo neanche che la P2 sia stata la quintessenza del partito americano. Se mai, ne ha rappresentato la componente ispirata all'oltranzismo atlantico anticomunista. D:Se dovesse oggi definire Gelli in due parole quali userebbe R:Gelli è un astuto affarista che ha saputo accreditarsi anche come possibile progettista politico, col suo «piano di rinascita democratica», con una soluzione reazionaria del citato problema di debolezza del sistema politico. D:Piduista oggi è una macchia o un titolo di merito ai suoi occhi e cosa pensa che resterà di questa vicenda? R:Piduista è certamente una macchia, rispecchia quel mix negativo di cui alla domanda precedente, certamente presente nella società italiana, anche se ne è il Dna. Di quella vicenda resta un'abitudine comportamentale che accentua le debolezze del sistema politico per cui non è senza significato che, al di là delle storie personali, abbiano appartenuto alla P2 sia l'attuale presidente del consiglio che il capogruppo dei deputati del primo partito italiano.


Cremonaonline

18 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011

Trent’anni fa si scopriva la P2, Gelli: la rifarei




ROMA - «Avevo creato un’oasi di pace e tranquillità per i migliori», spiegò Licio Gelli alla giornalista Sandra Bonsanti dopo il suo rientro in Italia, nel 1988. Gelli, guida della P2, scoperta esattamente 30 anni fa, diede conto in quella occasione degli intenti che avevano animato la sua “congrega massonica”: «Ho sempre pensato alla massoneria come ad una specie di canale diplomatico sotterraneo... di certo il fine della P2 era quello di garantire all’Italia strade privilegiate nei suoi rapporti internazionali». L’obiettivo ultimo? «Governare senza essere al governo. Fornire suggerimenti e stimoli che potessero risultare utili». Per anni e anni si è discusso se Gelli abbia o no gestito per sé il suo potere occulto.
Gelli è sempre stato netto su questo, anche in tempi recenti. Il suo potere non era né a lui delegato, né delegabile. E ci sono state le interpretazioni date da Francesco Cossiga della P2 come espressione del «partito americano» che non hanno raccolto commenti rilevanti da parte di Gelli. E per una ironia della sorte l’anniversario della scoperta delle liste della loggia cade nel giorno del 150º dell’Italia. Infatti il 17 marzo 1981, indagando sul presunto rapimento del banchiere Michele Sindona, i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone fecero perquisire la dimora di Licio Gelli ad Arezzo, “Villa Wanda”, e la sua fabbrica di materassi , la “Giole” a Castiglion Fibocchi. Negli uffici di quest’ultima, in una valigia lasciata in bellavista, venne ritrovato l’elenco di circa mille iscritti alla Loggia P2. Si è discusso a lungo se quello fosse l’elenco esaustivo, completo e definitivo della loggia.
Lo stesso Gelli ha sempre alimentato questo tema con calibrate e mirate affermazioni. Una cosa è certa: la scoperta delle liste della P2 fu casuale. I magistrati cercavano la lista dei “500”; i grandi esportatori di capitali tutelati da Michele Sindona che aveva finto di essere stato rapito e che aveva «mimato», con falsi comunicati, di essere in mano alle Br, come Aldo Moro.
Fra i nomi compresi nella lista della P2 (Propaganda 2) figurava naturalmente il fratello Michele Sindona. L’elenco degli iscritti comprendeva personaggi noti, compresi politici e appartenenti all’amministrazione dello Stato, generali.
Il ritrovamento fece detonare uno scandalo politico che portò, fra l’altro, a interventi legislativi finalizzati a sanzionare le associazioni segrete, in attuazione dell’articolo 18 della Costituzione. Fu quella la legge Anselmi, dal nome della parlamentare Dc che guidò anche la commissione di inchiesta che venne varata dal parlamento in gran fetta. La lista degli aderenti venne resa pubblica il 21 maggio 1981. Tra i 932 iscritti, molti dei quali negarono la loro appartenenza, figuravano 44 parlamentari, tre ministri del governo allora in carica, un segretario di partito, 12 generali dei carabinieri, 5 generali della guardia di finanza, 22 generali dell’esercito italiano, 4 dell’aeronautica militare, 8 ammiragli, magistrati e funzionari pubblici, giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo ed imprenditori.
«Dal giorno della scoperta delle liste di me - ha detto Gelli - è stato detto tutto e il contrario di tutto». E Gelli ultimamente ha nuovamente alimentato questa sorta di «fonte» con una dichiarazione che ha confermato l’esistenza di un servizio segreto clandestino come l’Anello.
«Giulio Andreotti sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità... io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello», ha detto Gelli poche settimane fa. L’Anello? «Sì, ma ne parleremo la prossima volta». Sulla P2, Licio Gelli tra l’altro ha detto proprio in quella occasione: «La rifarei. Anche se tanto del mio Piano di rinascita è stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi. Solo quattro. E avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire».

17 Marzo 2011