mercoledì 4 marzo 2009

Berlusconi, Gelli e il futuro di Raiset

Licio Gelli ha auspicato l’abrogazione del CDA Rai e la nomina dell’amministratore unico scelto direttamente da Berlusconi. L’idea non è male, per completarla e per mettere finalmente ciascuno nel posto che gli compete, si potrebbe dare l’incarico di premier a Licio Gelli e quello di amministratore unico del futuro polo Raiset direttamente a Berlusconi. Quanto al sindacato dei giornalisti della Rai Gelli potrebbe chiedere a qualche amico ministro di firmare un decreto di scioglimento di tutte le organizzazioni sindacali, esattamente come facevano i suoi amici fascisti e golpisti in Argentina... Ci auguriamo che, almeno in questa occasione, il presidente del consiglio voglia far finta di dissentire dal vecchio maestro della loggia p2.

Fonte - MICROMEGA, art. di Giuseppe Giulietti, 2 marzo 2009

Gelli: ''Farò causa ai magistrati per riavere i miei 8,5 milioni di dollari in Svizzera''


''Con Andreotti rapporti amichevoli''
L'ex capo della P2 intervistato da Klaus Davi su 'YouTube': ''La somma che mi è stata sequestrata nel 1989 deve essere restituita ai piccoli azionisti''. Sul caso Calvi: ''E' stato suicidato. Girava voce che il Banco Ambrosiano avesse riciclato un po' di denaro'' .

Roma, 2 mar. (Adnkronos) - Licio Gelli, gia' a capo della loggia P2, annuncia di voler fare causa per riavere 8,5 milioni di dollari sequestratigli nel 1989. Davanti alle telecamere del programma 'KlausCondicio', condotto da Klaus Davi, in onda su 'YouTube', ha detto: "Insieme all'Avvocato Lenzini intendo intentare una causa verso quei magistrati che nel 1989 ordinarono la spartizione del mio tesoro in Svizzera. La somma di 8 milioni e 500mila dollari che mi e' stata sequestrata deve essere restituita ai piccoli azionisti". 

"Come si puo' seriamente sostenere che le somme oggetto di restituzione da parte delle autorita' svizzere fossero destinate soltanto alla liquidazione del Banco Ambrosiano? La terza sezione penale della corte, autrice di questa ordinanza, dimostra sia di non avere le idee chiare in materia di sequestro penale, sia, e questo e' piu' grave, di non conoscere i fatti", ha aggiunto Gelli sottolineando: "Ho sottoscritto all'Avvocato Lenzini che cedero' ai piccoli azionisti il 30-40% della somma che eventualmente mi verra' restituita".

In proposito Gelli lancia un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come pure al presidente del Senato Renato Schifani, al presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini, al Consiglio Superiore della Magistratura e al governatore della Banca D'Italia Mario Draghi, ricordando che "questa lettera l'ho mandata il 28 ottobre 2008. L'hanno ricevuta tutti, ma ancora non ho avuto una risposta".

Parlando poi del cadavere del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, ritrovato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Blackfriars (il ponte dei Frati Neri) a Londra, Gelli afferma: "La prima volta che il giudice mi chiese che cosa ne pensassi di Calvi, io risposi: penso che e' stato suicidato".

Alla domanda se sia stata la Banda della Magliana ad uccidere Calvi, Gelli risponde che "a quell'epoca era venuta fuori una voce che diceva che sembrava che il Banco Ambrosiano avesse riciclato un po' di denaro. Secondo questa voce, Rosoni era l'artefice di scambi al di fuori dal Banco Ambrosiano, poi quando arrivarono per richiedergli il denaro, prima hanno gambizzato lui e poi hanno eliminato Calvi". 

Gelli commenta quindi le circostanze in cui avvenne la morte: "Ma poi perche' alle 7 di mattina a Londra non c'era piu' Carboni? Non c'erano piu' quelle due ragazze che si era portato dietro? Loro avevano in consegna Calvi e alle 7 della mattina presero l'aereo e se ne andarono via. E li' che la polizia e anche la magistratura non hanno voluto fare chiarezza. Perche' quando appresero che era stato suicidato, e sicuramente sapevano chi lo avesse suicidato, tagliarono la corda immediatamente, andando in Austria?".

Per quanto riguarda la P2, ''era tutt'altro che una societa' eversiva - dice - e' stata quella che ha ridato la forza, e non solo, all'istituzione massonica, ha aiutato anche il Governo quando ne ha avuto bisogno, perche' noi avevamo un potere notevole, anche all'estero. Tutti ci hanno chiesto sostegno" afferma Gelli, che ha tenuto achiarire i suoi rapporti con Giulio Andreotti: "Andreotti non ha nulla a che fare con la mia organizzazione, niente di niente. Favori puo' darsi che me ne abbia chiesti, e che io glieli abbia fatti. Per esempio, mi chiese di poter parlare con il presidente argentino Pero' relativamente ai rapporti fra Italia e Argentina", sottolineando poi che "i rapporti erano buoni, perche' io l'ho conosciuto nel 1958. Erano rapporti amichevoli".

L'ex capo P2 riprende poi la vicenda di un'intervista a Francesco Pazienza, pubblicata il 30 gennaio 2009 in un articolo di Milena Gabanelli, nel quale l'ex faccendiere ha sostenuto di essere "stato il braccio destro, mandato dagli americani, per sostituire Licio Gelli alla guida della P2". "Quando e' uscito questo articolo - commenta Gelli - non conoscevo Pazienza. L'ho conosciuto dopo, perche' e' venuto lui a dirmi di avere sporto querela, perche' quello che e' stato estrapolato e scritto su 'La Repubblica' non era vero". 

E sempre per un articolo del quotidiano, "non conosco la loggia Hiram. Non ne so nulla" commenta Gelli l'articolo del 6 novembre 2008 dal titolo 'Mafia e Massoni a Napoli, Gelli non risponde ai giudici'. "Ribadisco che il potere lo aveva solo la Loggia Massonica P2, che faceva assistenza, risolveva i problemi per tutta la comunione. Noi eravamo il braccio, l'ente operativo. Quelli che guidavano si rivolgevano a noi attraverso il Goi e il Goi ci mandava tutto il lavoro di assistenza" aggiunge Gelli, ribadendo il fatto che la P2 era una loggia operativa che ora non esiste piu', mentre le altre sono solo logge esoteriche.

"Puo' darsi che oggi ci siano delle logge non legate alla P2, ma sono tutte scollegate: si fanno la guerra tra di loro" ha affermato ancora Gelli, per il quale "ci sono tre comunioni in Italia: il Goi (il Grande Oriente d'Italia), Palazzo Vitelleschi, che e' Piazza del Gesu', e la Serenissima del Principe Paterno'. Le altre non contano per niente, nonostante queste tre si odino fra loro".

Poi, commentando le difficolta' e gli impedimenti che il sostituto procuratore Luigi De Magistris ha avuto nel portare avanti le sue indagini in questa regione, dice di voler entrare "nel merito dell'inchiesta del magistrato napoletano, ma e' chiaro - aggiunge Gelli - che in Calabria la penetrazione territoriale delle Logge e' forte". Nella Regione "la massoneria e' forte e puo' darsi che sia infiltrata un po' da tutte le parti, anche nella magistratura". 

Infine, il capitolo Rai: "Bisogna rifarla quasi completamente tutta, perche' per educare bisogna dare degli esempi. E' venuto il momento". Lo afferma l'ex capo della loggia P2 Licio Gelli a 'Klauscondicio'. Rispondendo poi alla domanda se la sinistra abbia troppo potere in Rai, Gelli aggiunge: "La sinistra un po' di potere ce l'ha, perche' per il Consiglio di amministrazione e' sempre in ballo. Non c'e' nessuna serieta', non c'e' nessuno che comanda. Anche il presidente e il direttore generale non comandano nulla. Ogni partito ha mandato una pattuglia e tutte si scambiano favori tra di loro". Per Gelli "bisognerebbe abolire il cda, che e' inutile, e scegliere un amministratore delegato direttamente nominato da Silvio Berlusconi". 

Poi aggiunge: "Bisogna vedere se (il premier, ndr) vorra' mettere in atto quello che e' il suo programma. Pero' vedo che ha tutti contro. In quell'azienda bisognareintrodurre principi gerarchici", ovvero "bisogna applicare due regole: la meritocrazia e soprattutto la gerarchia. Ci deve essere una persona che sappia comandare, perche' gli altri devono obbedire, altrimenti si prendono e si cacciano. Tutti sono necessari ma nessuno e' indispensabile", quindi "il sindacato dei giornalisti Rai ad esempio, dovrebbe essere ridimensionato e direi che dovrebbe essere limitato a pochi, per fare degli interventi soltanto sostanziali".

Nazisti in fuga, Gelli conferma il ruolo di Genova nel 1948

ll ruolo avuto nel rientro dall’esilio spagnolo del generale Juan Domingo Peron a Buenos Aires nel 1973 e l’influenza della massoneria in Argentina: è il tema chiave di una lunga intervista rilasciata ad Arezzo alla tv locale da Licio Gelli, dopo le dichiarazioni fatte in Italia a KlausCondicio, la trasmissione via web in onda su YouTube.

Oltre a ricordare i suoi contatti con i militari argentini negli anni `70, l’ex ´venerabilè racconta anche sulla consegna, nel 1948, di 200 passaporti falsi che da Buenos Aires arrivarono ai nazisti in fuga dopo la fine della guerra. Gelli ricorda in particolare il ruolo avuto da Alberto Savino, che molti anni dopo fu ministro della Difesa di Isabel Peron: «Savino venne con 200 passaporti falsi a Genova, il punto di riunione di tutti i fascisti oltre che di alcuni dei tedeschi che in quel momento si trovavano in Italia».

Gelli, in sostanza, conferma quanto emerso tra il giugno e l’agosto del 2003 da un’inchiesta del Secolo XIX, ripresa dai media di tutto il mondo.

In merito al rientro da Madrid del generale Peron, Gelli ricorda di aver agevolato tale viaggio, tra l’altro tramite un incontro segreto con il presidente Alejandro Lanusse, nell’ambito di un’operazione segreta denominata `Gianoglio´. L’intervista fa parte di un programma, chiamato `Il gran burattinaio´, trasmesso dall’emittente Canal 13 in due puntate, l’ultima delle quali andrà in onda oggi.


Fonte - Il Secolo XIX, 3 marzo 2009

martedì 17 febbraio 2009

Cuneo: Rotary Club, martedì si parla di Gelli e la P2


Martedì 17 febbraio alle 20, su invito dei Rotary Club di Cuneo e di Mondovì, Aldo A. Mola presenta la sua ultima opera, 'Gelli e la P2 tra cronaca e storia' (Bastogi, pp.580). La vicenda della Loggia Propaganda Massonica n.2 o P2 incise a fondo nella storia d’Italia e nel Cuneese e coinvolse l’allora senatore Adolfo Sarti, esponente di spicco della democrazia cristiana, ministro di Grazia e Giustizia alla pubblicazione della 'lista' dei 'piduisti'. Mola fa luce sulla drammatica vicenda sulla base di documenti. In premessa distingue Massoneria e organizzazioni massoniche nazionali e tra le diverse associazioni massoniche (Grande Oriente, Gran Loggia di Palazzo Vitelleschi, Gran Loggia Regolare, le cui storie sono molto diverse). 

Aldo A. Mola (Cuneo, 1943), Medaglia d’Oro per la Cultura dal 1980, è autore della Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni (Bompiani, 1976, più volte aggiornata e ristampata) e della Storia della monarchia in Italia (Bompiani, 2002). Dopo volumi e saggi sulla storia del Partito d’Azione (con prefazione di Ferruccio Parri, 1967 e 1969), sulla storia del giornalismo e dell’economia italiana, tra altre opere ha pubblicato 'Giolitti: lo statista della Nuova Italia' (Mondadori, 2003, negli Oscar dal 2006); 'Silvio Pellico: carbonaro, cristiano e profeta della nuova Europa' (Bompiani, 2005); 'Giosue Carducci: scrittore, politico, massone' (Bompiani, 2006); 'Declino e crollo della monarchia in Italia. I Savoia dall’Unità al referendum del 2 giugno 1946' (Mondadori, 2006, negli Oscar dal 2008). Direttore del Centro per la storia della Massoneria (dal 1986) e del Centro europeo 'Giovanni Giolitti' per lo studio dello Stato (dal 1998), collaboratore di 'Hiram' e redattore di 'Officinae', condirettore editoriale di 'Il Parlamento italiano: 1861-1992' (Milano, Nuova Cei, voll. 24) e collaboratore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (Napoli), presiede il comitato scientifico del mensile 'Storia in Rete'.


Fonte - http://www.targatocn.it, 16 febbraio 2009